Qualche volta parla da giornalista, altre volte da ministro. Il vice premier e giornalista pubblicista Di Maio indossa le sue casacche virtuali a seconda delle occasioni. Ieri il ministro avrebbe dovuto presentarsi davanti al Consiglio territoriale di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania per le ragioni qui riportate (dopo l’assoluzione di Virginia Raggi) il 16 novembre scorso.
Invece, non ci è andato, era a Strasburgo per impegni istituzionali. Cioè in auto con Di Battista.
Il presidente del Consiglio di disciplina ha detto: “Di Maio ha mandato l’avvocato Maurizio Lojacono con una delega. Il legale ha presentato una memoria difensiva”. I consiglieri dell’organo di disciplina potranno ora prendere una decisione sul documento esposto dall’avvocato del vice premier o riconvocare il pubblicista Di Maio.
In fondo si tratterebbe di un equivoco. L’avvocato ha specificato: “Le parole usate da Di Maio per commentare l’assoluzione di Raggi non erano rivolte a tutta la categoria dei giornalisti ma a coloro che fanno un uso politico della cassa di risonanza offerta dalla stampa. Comunque si esprimeva nel suo ruolo di uomo politico, non di giornalista”.
Un po’ un uomo politico, un po’ giornalista. Ma quando insulta i colleghi non è un giornalista.
E’ invece soddisfatto dell’atteggiamento di Di Maio il presidente dell’Ordine Carlo Verna: “Al di là della decisione che il Consiglio di Disciplina della Campania prenderà ho apprezzato quanto evidenziato dall’avvocato Maurizio Lojacono per conto del suo assistito, in particolare nella parte in cui ha sottolineato che il giornalista pubblicista Luigi Di Maio, impegnato a Strasburgo, non voleva che si equivocasse sulla sua richiesta di rinvio ed ha deciso di investire il suo legale dell’incarico ‘per mostrare deferenza e rispetto al Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Giornalisti. A questo punto ritengo che siano sopravvenute le condizioni per un incontro tra il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti e il vicepremier”.
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