Ogni volta mi stupisco della capacità di Libero d’irritare le persone. E allo stesso tempo di farsi promozioni gratuite. Un titolo come questo non sarebbe andato bene nemmeno negli anni Cinquanta. Siamo ancora a Tel chi el terùn, poi magistralmente trasformato da Aldo, Giovanni e Giacomo in Tel chi el telùn.
Ma chi dice ancora terrone o napuli, come si diceva qui al Nord Ovest? Convinti che l’immigrazione dal Sud arrivasse da Napoli, che invece era calabrese e siciliana. Qui erano tutti napuli. Che poi di Napoli erano soltanto i parrucchieri, capostipiti poi di una vera e propria scuola torinese. I pizzaioli sono arrivati negli anni Settanta, accolti da noi ragazzi con grande entusiasmo, quasi pari alle perplessità degli anziani che respingevano la pizza, una roba da napuli.
Ora, tutta questa divagazione perché mi sembra incredibile che un quotidiano tiri fuori un titolo così delle balle nell’anno 2019. Se non per provocare. E in questo ci riesce benissimo. Ma sotto il profilo delle vendite le provocazioni quanto giocano a favore del giornale? Secondo la classifica Ads di questo mese Libero non compare nemmeno tra i primi 15, l’ultimo di questi è Tuttosport che conta su circa 45 mila lettori. Diciamo, a stare larghi, sarà sui 15 mila. Che come numero di persone sono cinque isolati di un quartiere di Milano. Cioè, sul piano della diffusione è zero.
L’altra domanda è: se non ci fossero i social, che fanno esattamente il gioco di Libero, esisterebbe un quotidiano così?
Negli anni tra i Sessanta e gli Ottanta Milano aveva in edicola al pomeriggio La Notte, giornale fondato dal leggendario Nino Nutrizio, che a Libero avrebbe fatto una pippa sui titoli. Ricordo benissimo questo: Negro violenta bianca al parco Lambro. Ma il giro di quel titolo finiva nelle trattorie, dove si comprava il giornale per leggere la programmazione dei cinema.
Forse alla fine la ragione per cui i terroni comandano al Sud è proprio questa, non leggono Libero.