
E’ finita a tarallucci e vino. O pappa e ciccia. O calumet della pace. Insomma, alla fine la vicenda della consigliera M5S (qui, qui e qui) accusata di avere diffuso sul suo profilo social un post di evidente segno antisemita, riferito all’editore Gedi (Stampa, Repubblica, Secolo XIX) è finita nella differenziata.
La sindaca Appendino, il senatore Alberto Airola, la consigliera M5S Monica Amore hanno scritto il più melenso dei messaggi alla Comunità Ebraica di Torino, cospargendosi il capo di sterco: “Siamo ancora profondamente dispiaciuti e comprendiamo perfettamente l’indignazione generata dalla pubblicazione della consigliera Amore di un post su Facebook contenente abbiette immagini di antisemitismo, ancor più bieco perché risalente alla propaganda nazista del terzo Reich. Oltre a ribadire le scuse per l’ignominioso accaduto, vogliamo passare ai fatti, perché sappiamo bene che la sofferenza provocata non può essere lenita ma può essere alleviata da un risoluto impegno rispetto agli attacchi alla vostra comunità”.
Tanta premura è bastata per far ritirare la querela contro Amore da parte dell’avvocato della Comunità Ebraica di Torino Tommaso Levi: “Dopo aver ricevuto e letto la lettera di scuse che ci è stata inviata abbiamo deciso di ritirare la querela contro la consigliera Monica Amore”. Una decisione, quella di ritirare la querela, presa d’intesa col presidente della Comunità, Dario Disegni che ha detto, riferito alla consigliera Amore: “Alla luce della lettera ricevuta, che la stessa (Amore, ndr) si sia resa conto dell’insidiosità del post pubblicato, di cui inizialmente aveva sminuito la gravità, dimostrando una mancata comprensione del ruolo che, in particolare, spetta a chi ricopre incarichi istituzionali”.
Fine della storia. Con due o tre annotazioni.
La prima. La completa assenza nella vicenda del Gruppo Gedi, il cui presidente John Elkann era l’oggetto dell’odioso post della consigliera grillina. Se non si capisce questo, di che cosa stiamo parlando?
La seconda. Il pappa e ciccia con gli antisemiti non serve a niente, la consigliera Amore non penserà mai di avere compiuto un gesto razzista in stile ventennio fascista. L’avvocato Levi non avrebbe dovuto ritirare la denuncia, il caso andava portato in tribunale per chiarire una volta per tutte che non è tollerata alcuna forma di antisemitismo. Perché con certi soggetti una letterina da terza media non lascia tracce.
La terza. Ha ragione lo storico e docente universitario Bruno Maida: “Sbagliare è concesso a tutti, ma chi ricopre un incarico politico, quando sbaglia, non può limitarsi alle scuse”. Con una responsabilità politica evidentissima della sindaca Appendino e dei vertici grillini: “Se non fanno di più, se non chiedono che la consigliera rassegni le proprie dimissioni, mi resterà il dubbio che, per loro, lei non abbia davvero superato un confine invalicabile dell’identità democratica di questo Paese”.
Invece Amore non si è mai dimessa, nè glielo ha mai chiesto la sindaca e nemmeno i dirigenti del suo Movimento. Tutto regolare. E domani qualcuno ricomincerà.