giorgio levi

Il Salone del Libro è tornato. Come prima, anzi meglio. L’entusiasmo si affloscia. Era scritto nel copione

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In fondo non è il mio tema, potrei anche non scriverci niente, con tutte le grane che oggi attraversa il mondo del giornalismo torinese. Ma i libri sono sempre carta o byte, comunque parole. E’ il mondo che è fatto così. Perciò oggi, fedele ai dettami ambientalisti della sindaca Appendino, ho lasciato in garage la mia 500 Euro 5 (quindi legale) sono salito sui pedali e sono andato alla Cavallerizza, ex luogo cult (della cultura) che non è assolutamente attrezzato per le due ruote. Il cortile in terra battuta, alla belin di cane, fa schifo, non c’è un parcheggio decente per le bici. Puoi attaccarti al palo del ponteggio. Appendino, come la mettiamo con i volonterosi cittadini (nel mio caso pure contribuenti) che provano ad apprezzare i suoi sforzi ecologisti? Tornerò alla 500.

Tutto questo per dire che lì alla Cavallerizza c’era la presentazione ufficiale del 30esimo Salone del Libro (Internazionale, ma io quando c’è scritto Inter non mi sento di riportarlo). Conferenza stampa affollatissima, anche se alla fine siamo sempre gli stessi. Comunque. Nicola Lagioia ha snocciolato una infinità di dati, di cifre, di crescita positiva, ha citato avvenimenti di altissimo profilo, ospiti da urlo, l’intera città che si trasformerà in una maison della cultura mai vista prima. E va bene, povero ed encomiabile Lagioia.

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Tuttavia, c’è un dettaglio che non mi è sfuggito. Quando Lagioia ha detto che oltre il 95% degli editori dello scorso anno ha riconfermato lo stand per questa edizione. Be’ ecco, esattamente in quel punto, il pubblico degli addetti ai lavori si è come afflosciato. Chi ha cominciato a whatsappare,  chi a vedere i like su facebook, chi a scorrere Twitter, chi a cazzeggiare. Ho visto capoccioni chinati su tante lucine accese, un concerto di Baglioni (credo, non frequento il genere). Come se l’entusiasmo, l’affetto, il tifo,  l’orgoglio, la torinesità, così ben presenti in autunno alla prima presentazione del Salone a Palazzo Madama, si fossero di colpo ammosciati. E che cazzo, allora è come nelle ventinove edizioni trascorse. Insomma, il linguaggio non è stato così forbito, ma l’idea che mi sono fatto era questa.

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E’ il nostro solito difettuccio. Ci piace farci bastonare. Ma, se alla fine, scopriamo che ci fa godere ci annoiamo pure.

PS. Ho ammirato la signora Appendino. Scrive messaggi, muovendo le dita sulla tastiera, come una teenager. Chissà se nel movimento Cinquestelle è un punto di merito.