giorgio levi

Caro il mio gabbiano, quello tuo sguardo stolto non mi è nuovo

2013-06-01 09.54.50

Nuoto al mattino presto, non c’è nessuno sulle spiagge, nessuno in mare. Come piace a me. C’è un solo e unico abitante. Un gabbiano, che di notte dorme sulla boa ancorata davanti all’arenile. Nuoto silenzioso e mi fermo ad un paio di metri dall’isolotto galleggiante. Lui passeggia sul bordo. Adagio, avanti e indietro. Vorrei salire. Il gabbia non fa una piega, mi vede e si ferma. Ci guardiamo dritti negli occhi, e leggo una stoltezza nello sguardo che non mi piace. Gli giro attorno e lui non mi perde d’occhio, tenendo ben stretta la punta acuminata del suo becco. Così mi allontano al largo di qualche bracciata. Gabbia è tornato al centro della sua boa, si spenna e si spulcia. La boa è Sua.

Ecco, quello sguardo stolto e assente, la mente concentrata sul possesso dell’isoletta di legno di proprietà pubblica, quel fingere di non riconoscere un gesto amichevole (avrei diviso volentieri con lui l’angusto spazio), lo stare concentrati su se stessi, vigilare senza capire, beh, ecco tutto questo mi ha ricordato qualcosa di molto torinese. Uguale uguale. Preciso. E anche la boa, in fondo, ha il suo significato.

Comunque caro il mio gabbiano, adesso che ho capito chi sei domani vediamo di chi è la boa.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...