giorgio levi

Kyiv Post, in mezzo alle bombe per informare i lettori: “Vogliamo mostrare al mondo che cosa sanno fare i nostri giornalisti in Ucraina”

Bohdan Nahaylo è il caporedattore del quotidiano Kyiv Post, il più diffuso giornale di Kiev in lingua inglese e da una decina d’anni anche in ucraino. Nahaylo ha raccontato qui alla Cnn le mille difficoltà che il suo giornale deve affrontare ogni giorno, e ogni ora, per fornire alla gente informazioni immediate e verificate.

Fin dalle prime ore dell’invasione russa il Kyiv Post ha dovuto subire pesanti attacchi al suo sistema informatico, che Nahaylo sospetta siano partiti da Mosca: “Ci siamo dovuti fermare nella produzione del giornale, ma abbiamo continuato a pubblicare le notizie con storie abbreviate su Facebook, Twitter e Linkedin”.

La situazione è poi rapidamente precipitata, la guerra è arrivata fino a Kiev e sotto le bombe non era più possibile lavorare. Dice Nahaylo: “Ovviamente molti dei redattori hanno famiglie, così alcuni sono rimasti nelle loro case, nei rifugi antiaerei o nelle campagne intorno a Kiev”. Un vero dramma per il giornale sotto gli attacchi missilistici, la redazione svuotata, le difficoltà con il sistema in tilt a far comunicare tra loro gli stessi giornalisti. Tuttavia il Kyiv Post non si è mai arreso. E ha continuato a pubblicare il giornale. Nahaylo: “Riteniamo che sia molto importante fornire informazioni aggiornate, affidabili e obiettive. C’è grande richiesta di notizie. La gente legge quello che pubblichi. Vogliamo continuare, ma allo stesso tempo mettiamo al primo posto la sicurezza dei nostri giornalisti”.

Così, chiusi gli uffici all’inizio della settimana scorsa, la direzione ha incaricato i redattori di lavorare da casa o dal luogo dove si trovano. “Alcuni di loro hanno lasciato Kiev. Alcuni sono nei villaggi, altri sono andati nell’ovest del paese. Quindi siamo molto dispersi”. La ripresa dei collegamenti ha però consentito ai redattori di comunicare tra loro e di continuare a lavorare in remoto.

Spiega Nahaylo: “Ho detto ai miei colleghi di non firmare con i loro nomi, ma di siglare semplicemente con Kyiv Post “. La paura, non dichiarata, è della caccia ai giornalisti che si potrebbe scatenare se l’occupazione russa dovesse diventare definitiva.

Infine l’orgoglio dei coraggiosi giornalisti ucraini, nelle parole di Bohdan Nahaylo, il caporedattore che in mezzo alle bombe è rimasto al suo posto di comando: “Vogliamo mostrare al mondo che cosa sappiamo fare”.

Credits

Kyiv Post

Che cosa è il Kyiv Post di Kiev (fonte Wikipedia)

Il Kyiv Post è stato fondato nel settembre del 1995 come parte di KP Media dallo statunitense Jed Sunden. Il quotidiano tratta di politica, business e spettacolo. Lo staff è composto da un team di giornalisti ucraini e occidentali. Fin dalla sua fondazione, l’orientamento editoriale è stato a favore della democrazia e dei mercati liberi. Ha pubblicato dossier investigativi, uno dei quali sul presunto oscuramento dell’omicidio del giornalista Georgij Gongadze nel 2000 e nel 2004 sulla rivoluzione arancione e la corruzione in politica. Nel luglio del 2010 il Kyiv Post ha lanciato una nuova versione in lingua ucraina per raggiungere un pubblico di massa.

Il 28 luglio 2009 la KP Media ha venduto il giornale al cittadino britannico Mohammad Zahoor. Zahoor, originario del Pakistan e precedentemente impegnato nell’ambito della produzione di acciaio a Donec’k, possiede l’Istil Group, nonché una casa editrice mediante la quale pubblica il Kyiv Post.

Il 14 dicembre 2010 il Kyiv Post pose un blocco su tutto il traffico internet dal Regno Unito in segno di protesta contro la English defamation law.

Il 15 aprile 2011 l’editore licenziò il direttore Brian Bonner per aver pubblicato un’intervista con un ministro del governo allora in carica, nonostante questi avesse chiesto di non farlo, probabilmente sotto pressione da parte del governo. I giornalisti del Kyiv Post protestarono e scioperarono fino a quando il 20 aprile 2011, Mohammad Zahoon ripristinò la posizione di editor di Brian Bonner. Nonostante lo sciopero, il giornale non ha mai interrotto le pubblicazioni.

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