
La drammatica storia e l’uccisione nel 2006 di Anna Politkovskaja, la giornalista russa famosa per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia, e per la sua opposizione alla politica del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, la ricordiamo tutti.
Un caso eclatante, il segno tangibile della repressione sui dissidenti che Putin adotta nei confronti dell’informazione. Un mano molto pesante che ha messo, in questi anni di regime, in ginocchio la libertà di stampa. Ma Anna non è stata l’unica perseguitata e uccisa.
Secondo quanto riporta l’organizzazione per la protezione dei giornalisti (CPJ) la Russia è uno dei paesi più pericolosi al mondo per i reporter e il peggiore per quanto riguarda la risoluzione degli omicidi. Al di là dei numeri e delle statistiche impressiona la scia di sangue che in Russia accumuna le vicende di oppositori, blogger e giornalisti.
Da quando Vladimir Putin è salito alla ribalta sono stati 133 i giornalisti uccisi in Russia. Un aspetto fondamentale sulla forte limitazione alla libertà di stampa è dovuto all’altissimo tasso di corruzione che caratterizza il paese e che ha avvelenato tutto l’apparato dello stato, giustizia compresa. Transparency International classifica la Federazione russa al 135esimo posto nel barometro della corruzione percepita. Stessa posizione la occupa il Messico, altro Paese che elimina fisicamente i giornalisti senza tanti ripensamenti.
L’anno nero fu il 2004: 54 giornalisti uccisi. L’allora direttore del Centro di giornalismo in situazioni estreme, Oleg Panfilov disse: ”Ogni anno in Russia vengono perpetrati (in media) 20-22 assassinii di giornalisti. Inoltre 150 – 160 casi di aggressioni avvengono tutti gli anni contro giornalisti e la metà sono legate alle loro attivita’ giornalistiche”.
Nel giugno del 2009 la Federazione Internazionale dei giornalisti ha pubblicato una vasta indagine in relazione alle morti di giornalisti russi. Nello stesso anno la IFJ ha lanciato un archivio on-line che documentava della morte o sparizione di trecento giornalisti a partire dal 1993.
Come il report Partial Justice anche l’archivio di IFJ si basa sulle informazioni raccolte da Glasnost Defense Foundation e Center for Journalism in Extreme Situations a proposito della situazione dei media in Russia negli ultimi sedici anni. La CPJ cataloga la Russia come il terzo Paese al mondo per numero di giornalisti morti dal 1991, superata solo dall’Algeria nel periodo 1993-1996 e dall’Iraq. È più significativo però paragonare la Russia agli altri membri del G20. Il problema della Russia, come altri membri del G20 tra cui India, Brasile e Messico, non è solo il numero di giornalisti uccisi, ma piuttosto l’impunità che perdura nel tempo.