
Il piano tagli ai contributi ai giornali, sui cui il senatore Vito Crimi (M5S) aveva giocato molte carte è stato bocciato di fatto dal decreto Milleproroghe che rinnova le contestatissime contribuzioni all’editoria. L’11 settembre del 2019 Crimi, per spiegare la sua avversità ai contributi generalizzati qui disse: “Ho avuto modo in più occasioni di ribadire l’importanza del ruolo del giornalista e della sua valorizzazione come professionista. Una valorizzazione che passa anche dall’isolamento di coloro che invece, a mio avviso, disonorano questa professione utilizzando i media come strumento di propaganda al servizio di interessi privati anziché come strumento d’informazione al servizio dei cittadini”.
Ora invece è andata così, come scrive qui AdgInforma.
“Con un’approvazione bipartisan, nel fine settimana le commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato due emendamenti al Milleproroghe, che rinviano di altri due anni l’entrata in vigore del graduale azzeramento del contributo ai giornali. Una decisione che è una vera e propria boccata di ossigeno per tante testate messe in ginocchio dalla crisi dell’editoria e dalla pandemia.
Tra queste chi sorride sicuramente più di tutti è Radio Radicale che vedrà arrivare nelle sue casse 2 milioni di euro per il 2021 per il ruolo che gli viene riconosciuto di impresa radiofonica privata che svolge attività di informazione di interesse generale.
Ma non sono i soli a festeggiare: tra chi beneficerà ancora dei fondi pubblici ci sono anche tanti quotidiani più o meno conosciuti, che senza questo slittamento sarebbero stati condannati a morte quasi certa. Ricordiamo l’editoriale di Norma Rangeri, direttrice del Manifesto, quando a dicembre scorso, dopo la bocciatura in finanziaria dell’emendamento salva fondi, aveva accusato il governo di voler togliere di mezzo il quotidiano di ispirazione comunista”.
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