giorgio levi

I giornalisti della Gazzetta: “Cairo sei avvilente”. La risposta dell’editore: “Così non si difende il giornale”

Intenso scambio di vedute tra i giornalisti della Gazzetta dello Sport e Urbano Cairo, il presidente di Rcs e loro editore. Abbastanza acceso, c’è da dire. Il tempo della pace, che non c’è mai stata, è finito. I tagli imposti da Cairo hanno fatto imbufalire la redazione.

Ecco come.

L’emergenza coronavirus ha prodotto effetti pesantemente negativi sull’economia nazionale e ovviamente anche sul mondo dell’editoria. La Gazzetta dello Sport è stata coinvolta dalla crisi e la sua redazione ha prontamente risposto con senso di responsabilità alla richiesta di sacrifici manifestata dall’editore: in un momento di difficoltà generale, nel quale l’Italia intera si è trovata a contare un numero altissimo di perdite e poi a confrontarsi con un enorme problema economico, tutti sono chiamati a fare la propria parte con lo spirito giusto condividendo la sofferenza generale e provando al contempo ad accelerare l’indispensabile ripartenza.

Così la redazione della Gazzetta dello Sport ha contribuito immediatamente accettando la richiesta di aiuto da parte dell’azienda. Avremmo potuto discutere a lungo sulla necessità di aiuto per un’azienda come RCS il cui presidente Urbano Cairo ha da poco proposto all’assemblea dei soci la distribuzione dei dividendi per un totale di 15 milioni di euro, dopo i 31 milioni del 2019. Ma la redazione ha deciso di non discutere e di partecipare in modo sensibile ai sacrifici che tutto il Paese sta affrontando.

Poi, però, la realtà viene a galla. E si scopre che il presidente Cairo pretende in tempi brevissimi dai redattori della Gazzetta dello Sport un contributo di un milione e centomila euro: una somma enorme, ingiustificata alla luce della florida situazione economica dell’azienda, che ha accumulato 228 milioni di profitti negli ultimi quattro anni grazie al contributo determinante del sistema Gazzetta, e pesantissima da sopportare per le famiglie dei redattori. Si scopre anche che, mentre tutto il mondo calcistico cerca la strada migliore per ripartire con conseguenti benefici per tutto ciò che gravita intorno al pallone (compresi migliaia di posti di lavoro e anche il ruolo centrale della Gazzetta dello Sport), il presidente Cairo è – insieme a quello del Brescia – l’unico massimo dirigente della Serie A che non perde occasione per schierarsi contro la ripresa del campionato con dichiarazioni pubbliche e con la continuativa assenza alle assemblee di Lega.

Purtroppo le recenti decisioni del presidente Cairo nei confronti della redazione non solo sono avvilenti sul piano umano, nel momento in cui tanti altri imprenditori si mostrano solidali con i dipendenti e si prodigano piuttosto in donazioni particolarmente importanti a favore del sistema sanitario, ma sono anche profondamente offensive nei confronti dei giornalisti della Gazzetta dello Sport. Quei giornalisti che, con i loro contatti, la loro professionalità, la loro passione, sono tra l’altro anche i principali fautori e garanti del successo del Festival dello Sport di Trento, che porta oltre un milione ogni anno al bilancio dell’azienda. Quei giornalisti che negli ultimi anni, di fronte a progetti di digitalizzazione piuttosto fumosi, non si sono mai nascosti dietro al contratto, non hanno mai guardato l’orologio, non si sono mai tirati indietro chiedendo solo la possibilità di svolgere il proprio lavoro con dignità, indipendenza, passione. Quei giornalisti che negli anni scorsi hanno fatto in modo che la Gazzetta fosse la locomotiva del gruppo e che adesso, in un momento di comprensibile difficoltà, vengono attaccati in modo quasi provocatorio.

Noi continueremo a fare il nostro lavoro e a prenderci le nostre responsabilità, come abbiamo sempre fatto e specialmente da quando si è manifestata in Italia la crisi dettata dal coronavirus. Confidiamo a questo punto che l’azienda abbia progetti di rilancio e di sviluppo più illuminati rispetto all’attacco degli stipendi dei dipendenti. E che accetti di ricondurre la trattativa sindacale su dialettiche normali abbandonando l’incomprensibile strategia di presentare proposte irricevibili che sviliscono la disponibilità e il buon senso sempre dimostrato dalla redazione che resta così in stato d’agitazione”.

Cairo non ha perso tempo. Ed ecco la sua risposta.

In merito al comunicato sindacale pubblicato ieri desidero precisare quanto segue:

1) L’editore è il primo a volere la riapertura del campionato di serie A, proprio perché consapevole, più di ogni altro, dell’importanza che avrebbe per i contenuti della Gazzetta dello Sport e, quindi, per le sue vendite. Riapertura che deve però avvenire nel rispetto della sicurezza e della tutela della salute, capisaldi irrinunciabili in una pandemia che ha fatto migliaia di vittime. È avvilente che non sia apprezzata l’attenzione alla salute dei cittadini quando è ovvio che l’interesse editoriale sarebbe quello di ricominciare a giocare.

2) L’emergenza coronavirus ha per la prima volta nella storia azzerato il calendario dello sport mondiale. Proprio partendo da questo dato oggettivo è stato chiesto alla redazione semplicemente di adeguare le presenze domenicali alla situazione e alla conseguente diminuzione di pagine: non si può essere 110 giornalisti per far uscire un quotidiano in cui sono sufficienti la metà delle presenze, le stesse magari che si registrano al sabato. La difesa del privilegio di accumulare presenze la domenica liberamente, solo perché pagate quasi il triplo, nonostante il lavoro non ci sia, appare incomprensibile e grave. Anche per rispetto di quelle persone che hanno visto azzerare le loro attività e i loro redditi.

3) Per i notturni alla redazione è stato chiesto di applicare nient’altro che il contratto nazionale di lavoro, senza togliere un euro da quanto previsto dalla lettera contrattuale. È eticamente discutibile che venga sostenuta dal comitato di redazione l’assegnazione a pioggia, cioè per tutti, dell’indennità notturna. Anche a chi non ne ha diritto avendo terminato di lavorare il pomeriggio. Non è così che si difende la Gazzetta dello Sport, nel rispetto della sua storia e dei suoi lettori”.

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La Gazzetta dello Sport