Gli ultimi 5 correttori di bozze de La Stampa chiuderanno per sempre la loro preziosissima attività al giornale giovedì prossimo. Il loro compito è finito, a comunicarglielo l’ufficio del personale. Per tutti c’è stata una offerta di ricollocazione all’interno dell’edificio di via Lugaro. Ma non più nella macchina del giornale.
Chiude così la sua storia leggendaria un reparto storico della Stampa. Ormai sono pochissime le testate in Italia, e nel mondo, che hanno ancora i correttori di bozze. Anche dai grandi quotidiani americani sono spariti, sostituiti da software raffinatissimi. E’ un’epoca che se ne va, dolorosamente ma inevitabilmente. I tagliatori di teste compiono (qui e altrove) il loro sporco lavoro. Correttori, tipografi, giornalisti, non c’è più nulla d’intoccabile e tutti sono sacrificabili. Le copie cartacee calano, la pubblicità non decolla, il web non offre ricavi. E perciò forbici in mano e tagliare.
Eppure alla distanza un giorno si capirà che tutta questa filiera era il segno di qualità dei nostri giornali. Un pomeriggio di alcuni anni fa nel suo discorso d’insediamento, Giulio Anselmi affermò una cosa che non ho mai dimenticato. Appoggiato ad una delle scrivanie dell’open space di via Marenco disse a giornalisti riuniti “Posso perdonare tutto, ma non la sciatteria”. Appariva un dettaglio, era un sacro comandamento.
Aveva ragione Anselmi la sciatteria nei giornali infastidisce il lettore più di quanto possa fare un pezzo mal scritto. E i correttori della Stampa in tanti anni di lavoro hanno garantito l’alta qualità della scrittura. Quando ti squillava il telefono e di là qualcuno ti chiedeva: “Ma sei sicuro che la capitale delle isole Togo sia Sokomè?”. Certo che non lo era, il correttore già sapeva che era Lomè, quasi fosse un paese tra Nichelino e Moncalieri.
Io adesso per sapere qual è la capitale delle Togo ho cercato su Wikipedia, che è più o meno quello che già tutti fanno in ogni redazione. Ma non ci sarà mai tanta rete che possa sostituire il lavoro dei correttori di bozze. Soprattutto quando ti facevano capire, senza tanti giri di parole, che avevi scritto una cazzata.
Buon viaggio, ragazzi.