giorgio levi

Freccero a Il Giornale: “Merde, alors!”

Quando ero a Retequattro (versione Mondadori, prima di Berlusconi) c’era anche Carlo Freccero. Inizio anni Ottanta. Era già una specie di dio, pur non avendo ancora scalato il potere. Si occupava della programmazione dei film. E’ intelligentissimo, dicevano i vari direttori di settore del network. A me sembrava un tipetto un po’ strano, con quei capelli lunghi all’apparenza unti. Lavorava soprattutto di notte, le riunioni di programmazione del palinsesto cominciavano alle 11 di sera e finivano all’alba. Con grande gioia di segretarie e impiegate che al mattino dovevano precipitarsi nella sede centrale di Retequattro a Segrate per mettere in ordine appunti, idee e programmi di film.

Che cosa facesse di giorno Freccero non lo so, dicevano che dormiva fino a tardi. Ok, il rutilante mondo della tv della Milano da bere era quello. Io, in genere, cercavo di dormire nel mio ristrettissimo monolocale, sempre che il signore sopra di me non avesse invitato qualche sua urlante amante che mi teneva sveglio fino all’alba. Come Freccero.

Fuori dal lavoro l’ho incontrato una volta soltanto ad una festa di un produttore romano che abitava a San Felice, il quartiere lussuoso confinante con il palazzo della Mondadori. Il produttore succhiava soldi alla Mondadori e organizzava feste notturne come quelle di Jep Gambardella nella Grande Bellezza. Freccero piaceva, tutti ridevano, le ragazze lo assediavano. Con quella sua faccia storta era una star.

Ora Freccero è a capo di Rai Due, e l’altro giorno si è irritato per una articolo su Il Giornale che lo criticava per la presunta censura al film The Wolf of Wall Street, andato in onda sul canale Rai. Il pezzo lo potete leggere qui, invece la replica di Freccero è qui.

In sintesi Freccero scrive: “Allora è la Rai che sta sopra di me (ed è tanta) che ha deciso che copia trasmettere, come aveva deciso di mandare in onda la sequenza della sodomia di Ultimo Tango dopo le 23. Io che amo il cinema d’autore ho scelto un capolavoro The Wolf, altri scelgono altri contenuti. Chedo scusa per il disturbo ma trovo diffamatorio l’articolo, ma sono abituato. Ieri ne parlavo con il presidente Confalonieri. C’est La vie!! Buon lavoro. Spero, se cambio casacca, di avere un altro trattamento. Cordiali saluti”.

E chiude la missiva, come scrive Il Giornale, con un Merde alors! Che nel suo linguaggio significa forse: siete delle merde!

Evviva, forse non ha studiato a Oxford, ma almeno non le manda a dire da qualcuno del M5S che non saprebbe nemmeno di che cosa si sta parlando.