giorgio levi

Conte (il primo ministro), che noia!

Avrei voluto seguire la conferenza stampa di fine anno del primo ministro Conte. Ma dovevo far accorciare le maniche del cappotto che mi hanno regalato a Natale, così mi sono visto lo streaming dopo. A vederlo registrato hai la straordinaria opportunità di saltare tutte le minchiate che si dicono in queste circostanze. Mica solo Conte, non ricordo una eccitante conferenza di fine anno a memoria d’uomo. A parte quella volta in cui Renzi promise che avrebbe fatto abolire la legge che istituisce l’Ordine dei giornalisti.

Tuttavia, Conte ha la genuina capacità di raccontare balle senza nemmeno far finta di crederci. Per la parte che m’interessa, ovvero la cancellazione dei contributi pubblici all’editoria, il premier ha scolpito nella pietra questa frase: “E’ un sacrificio imposto un po’ a tutti quanti, c’è una sensibilità e un orientamento che muove da lontano di sollecitare le imprese editoriali a stare sul mercato, senza alcun intento punitivo, non è un attentato alla libertà di stampa”. Ma dillo a tua sorella, presidente. Quali gambe, quale mercato, quali editori, che i destinatari del finanziamento sono per la maggior parte cooperative.

Ha poi raccontato un anedotto che potrebbe anche essere un falso, ma comunque lo prendiamo per vero: “Una casa editrice mi chiese di dirigere una prestigiosa rivista, io stesso ho detto dobbiamo rinnovare questa testata, perché dobbiamo varare un progetto che si deve muovere sul mercato con le proprie gambe. E così è stato”. Ma di che rivista stiamo parlando? Del settimanale locale che il titolare di un’impresa, che produce piastrelle per bagno, e che, con non pochi sacrifici, finanzia di tasca sua?

Infine, Radio Radicale, finanziamenti dimezzati.  Conte: “Io non credo neppure, e il vostro caso è una penalizzazione più morbida, che un’idea di rivedere un sistema di finanziamento dell’editoria sia un attentato alla libertà di informazione. Da parte di questo governo c’è il massimo rispetto per valori sacrosanti, siete stimolati a cercare risorse alternative, avete tempo per farlo”.

Poi l’impegno del governo: “Facciamo insieme un tavolo di riflessione che potrà essere molto utile, lasciateci adottare qualche misura a sostegno del pluralismo e poi valuteremo insieme”. Certo, prima però Conte chieda a Di Maio e Di Battista di ritirare gli insulti con cui il M5S ha ricoperto il mondo del giornalismo.

D’accordo, il cappotto me lo ridanno la prossima settimana, se Conte ha qualche altra spiritosaggine me la sentirò registrata.