
Rocco Casalino, giornalista professionista, portavoce del primo ministro Giuseppe Conte, uno stipendio da 169 mila euro l’anno
Che il M5S non ami la libera informazione è ormai noto a tutti. Soprattutto quella che va a fargli le pulci. Di Battista in questo senso è un capo scuola, istruito al master di Beppe Grillo. Giornalisti uguale puttane, infimi sciacalli, pennivendoli. Una crociata infantile che, considerata la consistenza popolare dei social, ha generato non pochi consensi e un diffuso senso di ripulsa verso la categoria. Per ora verbale, domani non sappiamo.
Il M5S però non è insensibile la fascino dell’informazione, tanto è vero che per i suoi giornalisti spende un vero e proprio capitale. Come illusta qui Il Giornale che dettaglia con dovizia di particolari cognomi, nomi e cifre dei giornalisti al servizio dell’impero.
Vediamo chi c’è nell’Olimpo spendaccione del M5S. Tutte le cifre s’intendono all’anno.
Tra i ministeri a guida M5Se e Palazzo Chigi, la spesa di soldi pubblici per pagare giornalisti ammonta a 1 milione 599 mila e 460 euro all’anno. Nel calcolo sono compresi soltanto i portavoce e gli addetti stampa con regolare tesserino professionale. Escluso l’esercito di comunicatori e social media manager.
Si va dai 35 mila euro che si porta a casa Lucilla Vazza alle dipendenze del ministro della Salute Giulia Grillo, ai 169 mila euro di Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte.
Gli altri stanno nel mezzo, tutti intorno ai 100 mila euro.
Sara Mangeri (Palazzo Chigi) 100 mila euro.
Cristina Belotti (Ministero dello Sviluppo Economico) 130 mila euro.
Giorgio Chiesa (Ministero Sviluppo Economico) 100 mila euro.
Luigi Falco (Ministero del Lavoro) 100 mila euro.
Maria Chiara Ricciuti (vice di Casalino a Palazzo Chigi) 130 mila euro
Laura Ferrarelli (Palazzo Chigi) 68 mila euro.
Massimo Prestia (Palazzo Chigi) 68 mila euro.
Andrea Cottone (Ministero di Giustizia) 120 mila euro.
Massimo Filipponi (Ministero di Giustizia) 25 mila euro.
Stefania Divertito (capo ufficio stampa Ministero dell’Ambiente) 100 mila euro.
Gabriele Salari (portavoce del ministro dell’Ambiente) 63 mila euro.
Augusto Rubei (portavoce ministero della Difesa) 90 mila euro.
Insomma, una discreta miniera d’oro. Tuttavia, non sono cifre da far gridare allo scandalo. Sono molto simili a quelle di altri governi. Questo però vuol dire che il M5S è esattamente come tutti i partiti che l’hanno preceduto alla guida del Paese. Sono i loro slogan onestà, voglia di pulizia politica, quel finto stare dalla parte dei cittadini, che dovrebbero accendere una luce nelle menti buie dei suoi elettori. Prima o poi.
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