giorgio levi

Il Foglio: “Che cosa fanno gli editori se i giornali hanno senso più per la democrazia che per il profitto?”

Su Il Foglio di oggi c’è un pezzo, firmato da Giuliano Ferrara, che andrebbe assolutamente letto per capire dove il nostro modo di pensare i giornali e la professione si sta dirigendo, spesso anche a nostra insaputa. Ferrara racconta la storia dell’americano Weekly Standard, quotidiano (non sempre) conservatore (ma non sempre) che ha chiuso i battenti.  Nell’edizione su carta e anche in quella online. Il titolo del pezzo è Cosa fanno gli editori se i giornali hanno senso più per la democrazia che per il profitto? Cosa insegna la chiusura del Weekly Standard.

Ferrara traccia un parallelismo tra il Weekly (fondato nel 1995), e Il Foglio che ha ormai compiuto 23 anni. Entrambi collocati su posizioni conservatrici, entrambi fuori dagli schemi ideologici della politica. Alla domanda posta nel titolo dell’articolo, Ferrara fa rispondere da David Brook, columnist del New York Times e prima ancora dello Standard: “Della chisura di Weekly Standard si parla come di una storia dell’era Trump”. Ma spiega Brook: “Questo non è che lo sfondo di quanto è accaduto, non tutta la storia”.  Il resto si spiega così: “E’ quello che accade quando gente con un assetto mentale populista decide che un’opinione ignorante ha lo stesso valore di un’opinione di un’opinione istruita, che l’ignoranza vende meglio della mente educata. In questo senso la chiusura dello Standard assomiglia alla distruzione del settimanale New Republic da parte di Chris Huges”.

Ferrara poi ricorda chi è Chris Huges: “E’ il trentacinquenne fondatore di Facebook che ha portato all’annullamento della vecchia e gloriosa testata, dopo esseresela offerta”. E poi chiude: “I due giornali (Standard e New Republic) erano in perdita, che è in parte la morale della favola, ma non tutta la morale”.

Credits

Il pezzo di Guliano Ferrara su Il Foglio è a pagamento