giorgio levi

Siamo gli ultimi in Europa. Dopo anni di crisi l’editoria continentale si riprende il mercato. Ma non l’Italia

In quella selva di dati sull’andamento del mercato editoriale in Europa, che sono usciti in questi giorni, che Affari Italiani riassume bene qui, e che ogni giornale ha costruito a proprio uso e piacimento, un punto fermo c’è. Nel 2013-2017 Francia (+7,4%) e Germania (+0,8%) hanno aumentato il fatturato. La Gran Bretagna soffre (-5,4%), ma l’Italia crolla a -20,2%. Il calo dei ricavi diffusionali accomuna tutti i Paesi, ma la Francia registra un incremento del+2,4% sul 2013, dovuto anche all’aumento del prezzo dei quotidiani. L’editoria italiana si mostra più debole anche per investimenti. Nel 2017 il calo del giro d’affari dei gruppi editoriali in Italia non si riscontra in Francia (+7,5% sul 2016), Germania (+2,6%) e Regno Unito (+1%).

Per quanto riguarda i maggiori gruppi editoriali europei per fatturato nel 2017, la prima posizione spetta alla divisione News Media del Gruppo Axel Springer, editore dei quotidiani Bild e Die Welt con 1,5€ mld, cui seguono le britanniche Associated Newspapers (762€ mln) e News Group Newspapers (478€ mln), editrici rispettivamente del Daily Mail e del Sun.

Il 2017  conferma il trend decrescente della diffusione cartacea in Italia, diminuita nell’ultimo anno di circa 400 mila copie al giorno, passando da 2,6 milioni a 2,2 milioni (-15,4% sul 2016 e -40,5% sul 2013) (dati ADS).

La top ten dei quotidiani d’informazione italiani vede in testa il Corriere della Sera, con 227 mila copie giornaliere nel 2017. Sul podio troviamo, inoltre, La Repubblica (191 mila copie), seguita da La Stampa (146 mila). Chiudono la classifica Avvenire (102 mila), Il Messaggero (101mila), QN-Il Resto del Carlino ( 99mila), Il Sole 24 ORE ( 91mila), QN-La Nazione (73 mila), Il Giornale (60 mila) e Il Gazzettino (51 mila).

I quotidiani italiani sono mediamente meno cari rispetto a quelli europei, ma Bild, Sun e Daily Mail costano meno della metà e hanno una diffusione mediamente di quasi sei volte superiore a quella dei primi due quotidiani d’informazione dei principali paesi europei.

Tra il 2013 e il 2017 la forza lavoro in Italia è diminuita di 3.301 unità, -21,7% sul 2013 e -8,8% sul 2016, attestandosi a 11.886 unità a fine 2017.

I primi nove mesi del 2018 hanno portato a un avvicendamento in vetta alla classifica del giro d’affari. Rizzoli, con un fatturato di 713€ mln, sostituisce in prima posizione Mondadori (658€ mln). I grandi gruppi editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato nei tre trimestri considerati, anche se Rcs (-0,3%) e Class Editori (stabile) hanno limitato i danni.

Ma stiamo sereni, i dati appena elencati si riferiscono al passato, oggi sono ancora peggiorati. Giochiamo in Europa, non per Champions e nemmeno per l’Europa League, ma per non retrocedere tra  i dilettanti. L’idea che editori esteri puntino su acquisizioni in Italia dovrebbe essere accolta con gioia, visto che non siamo più capaci di giocare sul mercato che conta, che produce reddito e genera occupazione.