Ho sentito un tizio in piazza Castello, alla manifestazione NoTav, dire dal palco che decine di migliaia di persone si erano radunate lì nonostante il mondo dell’informazione avesse sponsorizzato con ogni mezzo la giornata SìTav e relegato in pochi spazi quella di oggi.
E’ vero? La Stampa, La Repubblica e Il Corriere della Sera hanno dato più spazio a questa manifestazione di quanto mi aspettassi. Meglio così. Vuol dire che i giornalisti, che il M5S (partito che di fatto sponsorizzato il raduno di Torino) criminalizza un giorno sì e l’altro pure, hanno fatto molto bene il loro mestiere.
Ma la domanda vera è: un giornale non deve schierarsi, non può scegliere il campo in cui giocare? Qualche settimana fa ho sentito da Bruno Vespa la sindaca di Roma Virginia Raggi (a proposito della sua vicenda personale), subito dopo essere stata scagionata dalle accuse, e sui quali i quotidiani si erano a suo tempo accaniti, dire: “Vorrei che i giornali fossero più obiettivi”. Capisco, l’incazzatura l’aveva forse fatta bollire. Ma i giornali, signora sindaca e signori governanti dei Cinquestelle, non possono e soprattutto non debbono essere obiettivi. Sarebbe come andare contro la storia.
Alla vigilia della prima guerra mondiale ci fu una divisione drammatica nella stampa italiana tra chi era favorevole all’entrata in guerra (interventisti) e chi chiedeva una neutralità dell’Italia nel conflitto (neutralisti). Misero in campo, per difendere il loro ideale politico, le migliori forze che avevano. E il tema era la guerra, non la stupida galleria di un treno.
Perciò, lasciate stare i giornali. Se scelgono i SìTav vanno difesi per questo e non osteggiati. Comunque la si pensi. Salvini ha più volte affermato che se un giornale non gli piace per quello che scrive non lo legge o se è una televisione cambia canale. E’ gravissimo che lo dica un ministro dell’Interno. La sua opinione dovrebbe formarsi sull’intero panorama editoriale italiano. Ma lui non lo sa e non distingue il ruolo di leader della Lega da quello di amministratore del condominio Italia.
Pazienza, ci penseranno Grillo e Di Battista a rinnovare le loro liste di proscrizione. Alla fine la colpa sarà sempre di giornali. Fategli fare la fame negando loro i finanziamenti pubblici, così della Tav non si parlerà più.