Matteo Salvini nel 1968 non c’era. E’ nato nel 1973, quando quel “primo” Sessantotto era finito. Io nel 1968 c’ero, avevo 16 anni e avevo scelto la contestazione, nel Movimento Studentesco del mio liceo. I centri sociali non esistevano, ma Salvini non lo sa.
Nei cortei, nelle occupazioni delle scuole, nelle spesso violente manifestazioni c’erano i figli della borghesia e degli operai.
Per la prima volta insieme, anche se all’inizio gli operai guardavano con sospetto quei ragazzi che al mattino alle 5 dormivano e loro entravano alle presse della Fiat.
Ma poi ci furono gli ideali comuni, il sogno del cambiamento, la rivoluzione sociale che mutò per sempre il corso della Storia. Per la prima volta il mondo si capovolgeva e l’Italia si lasciava alle spalle il retaggio lugubre del fascismo.
Furono anni meravigliosi, sentivamo di crescere tutti insieme. Si discuteva, si scriveva, si studiava con più partecipazione. Ci si innamorava anche in quei cortei.
Poi c’erano i ragazzi di destra, scontri politici (e qualche volta fisici) feroci. Abbiamo commesso molti errori, da una parte e dall’altra. Ci sono stati dei morti, dei quali avremmo dovuto pentirci già da tempo. A distanza di mezzo secolo sono convinto che anche quei giovani che inneggiavano a Mussolini cercavano di cambiare la Storia e di crescere in una società migliore.
Noi volevamo essere come gli studenti americani di Berkely o di Parigi o di Londra, del mondo che si ribellava e voleva cancellare il passato per costruire il futuro.
Il ministro Salvini non sa di che cosa parla. Anch’io non c’ero alle guerre d’Indipendenza, ma le ho studiate.
Forse, il problema è tutto qui.