La maxi concentrazione editoriale di Stampubblica sembra al momento il più appetibile cliente delle aziende di traslochi. Dopo il trasferimento della redazione di Repubblica nello stesso edificio del Secolo XIX di Genova e quello di Repubblica in quello di via Lugaro della Stampa, è spuntata qualche giorno fa l’ipotesi di spostare armi e bagagli della redazione della Stampa di Roma in quella di Repubblica. Ipotesi sufficiente a innescare un protesta corale e a convocare un’assemblea generale (circa 80 i giornalisti presenti) che alla fine del dibattito ha votato un pacchetto di 5 giorni di sciopero. L’azienda ha poi rapidamente smentito l’imminente trasloco in incontro con il Cdr. Che già che c’era ha anche ricordato ai vertici le “gravi carenze di organico”, che non è esattamente una novità.
I tagli nei vari settori del giornale hanno impoverito la consistenza delle redazioni che ricorrono sempre più al lavoro dei collaboratori, a Torino come nelle province. Tra le tante preoccupazioni anche eventuali tagli sugli stipendi in cambio di assunzioni.
In realtà la situazione, dopo l’ingresso del giornale nel gruppo di Repubblica, sul quale è calato un velo come se nulla fosse accaduto, è ancora più confusa in totale assenza di un piano editoriale (e anche industriale) che dica come e dove andrà a posizionarsi La Stampa sul mercato editoriale all’interno del Gruppo Gedi, che non ha mai esplicitato le sue intenzioni. Forse, forse, forse la Fnsi dovrebbe cominciare a far sentire, diciamo con un po’ più d’insistenza, la sua presenza. Chissà mai.