giorgio levi

Adesso John Elkann fa sul serio e con Exor acquista altre azioni di Stampubblica. Tocca quota 5,6% del capitale di Gedi

fotografia archivio Exor

Avevo scritto qui, nella mia infinita ignoranza e per altro modestissima esperienza, che la data del 31 luglio il mondo dell’editoria l’avrebbe in qualche modo ricordata. La notizia di quel giorno era che John Elkann aveva acquistato 250 mila azioni ordinarie del gruppo Gedi (Repubblica, Stampa e altri quotidiani), società presieduta da Marco De Benadetti, figlio dell’Ingegnere, per la prima volta a capo della più rilevante società del Gruppo di famiglia. Frutto della più imponente operazione di concentrazione editoriale, nel settore dei quotidiani, della storia d’Italia.

E’ vero che quel pacchetto azionario acquistato dal presidente di Exor rappresentava lo zero virgola qualcosa, un’inezia. E forse si poteva ipotizzare che l’acquisto fosse avvenuto perché concordato o previsto dal  patto di sindacato o da un accordo societario tra i De Benedetti ed Elkann al momento della cessione della Stampa. E che dunque non si potesse definire scalata quella del nipote dell’Avvocato. Ma un semplice movimento, all’interno di un’azione prevista.

Così sembrava, almeno fino all’altro ieri. Quando esce questa notizia, titolata dai giornali specializzati La scalata di Elkann dove “Exor, holding della famiglia Agnelli, ha iniziato gli acquisti per risalire nel capitale di Gedi e oggi detiene il 5,6% del capitale. Il 10 agosto Exor ha comunicato di aver acquisito 132.224 azioni, pari allo 0,026% del capitale di Gedi. Altri acquisti sono stati fatti anche il giorno precedente, il 9 agosto, per 183.124 pezzi pari allo 0,036% del capitale”.

Si tratta sempre di piccoli passi, cifre che non spostano gli equilibri societari, ma chi era alla festa dei 150 anni de La Stampa al Lingotto, raccontata qui,  non può avere dimenticato il discorso di John Elkann. Con quella sua oratoria new age diceva cose da editore, da  numero uno, non da socio di minoranza di Gedi.  E’ presto per dire che cosa accadrà in quel mega gruppo editoriale. Per ora l’assetto societario è stabile, nelle mani di De Benedetti che regna in perfetto accordo con John Elkann. Ma domani? L’editore del prestigiosissimo britannico The Economist può essere un secondo azionista?

Se dovessi scriverci un thriller comincerei subito. Buon Ferragosto.