giorgio levi

Il ritorno dello Gedi (chiedo scusa per un titolo così stupido). La domanda è: John Elkann nasconde un segreto?

Nel tempo che ho impiegato oggi pomeriggio a scoprire un olio extravergine di Sicilia (prodotto da un’azienda agricola a Selinunte) in quella meravigliosa terra carica di storia e di sole, John Elkann ha diramato il suo bollettino agli azionisti Exor. Dall’Olanda, certo.  Così, arrivo in ritardo sulla notizia, ma quel pane puciato nell’olio siculo, che sa anche di pomodorini, non poteva aspettare.

Leggo con avidità, e non senza emozione sabauda, la lunga lettera del bis bis nipote del vecchio senatur Agnelli e capisco i messaggi che mi sono arrivati, tutti dello stesso tono: “Il ritorno dello Jedi! Sei contento?”. John scrive proprio bis bis nonno, e poi nonno Avvocato, l’uomo che ha salvato la Rizzoli da fallimento nel secolo scorso. Consiglio la lettura de Il cuore del potere di Raffaele Fiengo (Rizzoli Editore). Ma John è proprio un ragazzo pieno d’affetto, d’amore, di trasporto sentimentale. Guardate che questo scritto è un trattato di psicologia, mica una cazzatina finanziaria vergata da consulenti aridi e insensibili. Si capisce benissimo che John cerca di strappare a suo fratello Lapo (il vero Avvocato di questo millennio) quel calore e quel senso di protezione che lo scapestrato Elkann ha saputo costruirsi, pur con la sua pessima fama di riccastro capriccioso.

A me è piaciuta questa lettera, e non so quante volte l’ho letta. Parte noiosa, e uno dice eccolo lì John, un sorbetto, un troncio gelato come quando la Juve segna e lui sorride, mentre suo cugino Andrea semina pacche sulle spalle ai vicini di stadio. Comincia con l’auto, il core business, e va capito. Poi la mette su dura con le assicurazioni (PartnerRe) che evidentemente sono state un buon affare planetario. Insomma, tutte stanno fuori dall’Italia, ma la bravura è stata quella di far crescere società un po’ bollite. Se l’avessero fatto a Torino era meglio. Ma io sono un bogia nen degli anni Sessanta, che ne  so del mercato globale. Ho comprato auto Fiat fin che c’è stato un solo operaio a Torino, adesso ci sono operai Maserati e un paio di settimane fa mi sono sentito esentato dall’acquisto di una nuova macchina Fca.

Comunque il meglio il dottor Elkann ce lo offre quando comincia a parlare di questa neo società, che noi fino a ieri chiamavamo GELE (cioè Gruppo Espresso) e che invece si chiamerà GEDI, dove convoglieranno a nozze Itedi (Stampa e Secolo XIX) e Gruppo Espresso (La Repubblica, L’Espresso e quotidiani locali Finegil). Spiega John: “Gedi sarà leader italiano nell’informazione, uno dei più grandi in Europa, guidato da una manager di grande talento come Monica Mondardini (attuale ad di Espresso, ndr.) Avrà ricavi complessivi di circa 700 milioni, una redditività tra le più alte del settore, non avrà debiti, una diffusione media aggregata (carta+digitale) di circa 740.000 copie al giorno, più di 5,8 milioni di lettori”. Ciumbia, c’è da restare di sale. In effetti.

Be’ d’accordo, non ci sono un piano industriale e nemmeno uno editoriale e, se cerchiamo il pelo nell’uovo, manco nessuno che abbia dato un’idea di quello che accadrà alla Stampa dopo il mese di giugno, la data ultima di closing dell’operazione. Qualcuno in via Lugaro (ora la casa comune di Stampa e Repubblica) negli ultimi tre mesi ha riparlato di organici, si sa quanti giornalisti crescono di numero?

E non starò qui a menarla con i rischi per la libertà e l’indipendenza dei giornalisti nel momento in cui si formano mega gruppi editoriali che spazzano il mercato e raschiano il fondo del barile pubblicitario senza che la concorrenza possa metterci becco. Alla fine pagheremo il conto di questa gigantesca concentrazione (nella legge certo, ma le normative sono vecchie e indatte ai tempi) e di questa prepotenza commerciale, in termini di occupazione e di libertà d’informazione. Perciò, su questo tema, che appassiona i miei colleghi giornalisti, per non dire della classe politica, quanto una partita di polo indiano, non aggiungerò altro.

Poi, John torna a parlare di Famiglia e dopo bis bis nonni e nonno Gianni, ha una citazione anche per lo zio Carlo, a proposito della nascita del Gruppo Espresso: “Fu fondato dal mio prozio Carlo Caracciolo, l’editore di maggior successo in Italia, dal quale ho ereditato sia la passione per i giornali sia la consapevolezza della loro importanza per la società”. Ok, se fosse un curriculum lo cestinerei, ma siccome è un lettera agli azionisti della sua società, la prendo  con serietà e questa notte me la rileggo per bene.

La domanda è una sola: perché John Elkann mostra tanto entusiasmo per una società dove Fca avrà (forse) il 14,63%  e il socio di maggioranza sarà sempre Carlo De Benedetti con 43,40% del capitale sociale, e Ital Press il 4,37%? Elkann sarà davvero un socio di minoranza? O questo è il primo passo per arrivare all’acquisizione dell’intera Gedi, con offerta a De Bendetti, attraverso l’inglese Economist, che invece è totalmente in mano a Elkann? Insomma, il presidente di Fca nasconde un segreto?

Credits

In formato .pdf la lettera di John Elkann