Qualcosa sta incrinando il muro alzato dall’Inpgi. La chiusura totale alle istanze di un consistente numero di iscritti (pensionati e non) che chiedono di cancellare dalla Riforma il progetto di “prelievo forzoso dalle pensioni” non funziona più.
La “Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi” (istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri) ha chiesto all’istituto di previdenza di “rendere nota, entro 30 giorni, copia integrale della delibera 119/1994 addotta per il diniego all’accesso dal direttore generale dottoressa Mimma Iorio con cui l’Istituto ha disciplinato il diritto di accesso”.
E’ il primo passo che si aspettava Salvatore Rotondo (promotore dell’iniziativa che si oppone al prelievo forzoso) che aveva chiesto “l’accesso al testo integrale della Riforma stessa deliberata il 27 luglio ed al verbale della medesima seduta”. La risposta era stata: non se ne parla nemmeno.
Il “no” dell’Inpgi e la porta sbattuta a Rotondo non hanno evidentemente convinto il Consiglio dei ministri che ora ha ordinato all’Inpgi di “di chiarire se tale delibera sia stata modificata o integrata a seguito dell’adozione da parte dell’Istituto stesso di un proprio Codice Etico e di un Regolamento sulla Trasparenza (comunicato del maggio 2015 pubblicato sul sito internet dell’Istituto)”. E prima che i ministeri vigilanti si occupino del contento della Riforma.
Così, ad un sistema previdenziale che imbarca acqua nei conti, che ha avuto il “coraggio” morale per ripianare le perdite di tagliare i costi dei compensi ai consiglieri di uno scandaloso 10%, che si chiude in una inutile difesa ad oltranza, che tace sull’atteggiamento scostante e arrogante del presidente Andrea Camporese (indagato dalla procura di Milano per la vicenda Sopav) che aveva dichiarato che alla lettera aperta dei giornalisti piemontesi non avrebbe risposto perché “provocatoria”, si aggiunge ora l’intervento del Cdm che vuole capire di che trasparenza parli l’Inpgi quando nega ad un iscritto l’accesso al verbale di una riunione.
Ora non resta che aspettare. L’Inpgi ha, come detto, tempo 30 giorni per rispondere al Consiglio dei ministri. Dunque, sarà difficile che arrivi prima il parere dei ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia). Gli stessi ministeri che nel 2011 avevano approvato la riforma di allora. In quell’occasione Camporese aveva detto: “Si tratta di una svolta epocale per l’Istituto, un risultato molto soddisfacente per la sostenibilità dei conti dell’Ente, che permetterà di riequilibrare il rapporto tra entrate contributive ed uscite per prestazioni, garantendo quindi stabilità per il futuro previdenziale di tutti i colleghi”.
Appena 4 anni fa, come passa il tempo.