Sulla contestata riforma Inpgi ricevo da Salvatore Rotondo (ex La Stampa e promotore della lettera aperta di protesta) questo documento che volentieri pubblico.
“C’è qualcosa che da qualche tempo ammorba il nostro respiro. E’ la leggenda mefitica di uno scontro economico tra padri, sempre più ricchi, egoisti e detentori di diritti, e figli, sempre più poveri e con meno diritti. E’ vero soltanto il secondo termine del paragone e la classe politica che ci governa, incapace di dare risposte concrete, cerca di attenuare le sue responsabilità indicando un falso nemico da battere: i vecchi che si ostinano a non morire.
E’ il senso del ricatto morale che l’Inpgi vorrebbe imporci tagliandoci le pensioni ed etichettando un furto con la parola “solidarietà”. Dunque chi non accetta il taglio è un egoista. O una “locusta”, volendola dire con Emiliano Fittipaldi (vedi l’Espresso del 9 giugno scorso).
E’ triste vedere che anche molti anziani hanno sposato la tesi, alcuni per ingenuità, altri spinti da un calcolo sporco e perdente: che i giovani per questo li voteranno. Alla nostra raccolta di firme sulla “lettera aperta” stanno aderendo anche colleghi in attività che hanno capito che lasciar passare il precedente di un Istituto di Previdenza che, anziché pagare le pensioni, si arroga il diritto di tagliarle, costituisce una pesante ipoteca sul loro futuro. Vorremmo che alla fine ce ne fossero molti. A dimostrazione che il ricatto è stato rispedito al mittente. Vogliamo vincere questa battaglia perché siamo solidali con i nostri figli. Come potrebbe essere altrimenti?”.