
L’anno editoriale più complicato di sempre si chiude così. John Elkann (Gedi e quindi La Repubblica, La Stampa, quotidiani locali, Huffington Post, Radio Capital e altre) cerca di comprare Il Giornale di Paolo Berlusconi (73,5% della quota azionaria, Mondadori 18,45%, Periodica 8%). E’ una sorpresa, nessuno se lo aspetta. Fa un’offerta, e nel momento esatto in cui si propone, scopre che gli Angelucci Boys (Libero, Il Tempo, Il Corriere dell’Umbria) ne hanno fatta una migliore. Di poco, ma più interessante. Così, pare, la trattativa si ferma ancor prima di finire sul tavolo di Paolo Berlusconi.
Fin qui niente di anormale. Tutti gli editori di un certo peso cercano di comprarsi la concorrenza. Appiattisce l’informazione, svilisce il lavoro dei giornalisti, ma consolida fette di mercato, che in fondo è la strategia che interessa di più. Tuttavia, qui qualche domanda sulle mosse del cavallo John bisogna pur farsela. Vediamo.
Perché Elkann cede L’Epresso, in picchiata di vendite ma pur sempre un fiore all’occhiello, e poi cerca una sponda a destra con un quotidiano, tra l’altro, di modesta tiratura? Come pensava di tenere nel bouquet dei suoi quotidiani la sinistra di Giannini & Molinari con il destrissimo Augusto Minzolini, per altro ex notista politico di Stampa? E Molinari, che è anche direttore editoriale di Gedi, come si sarebbe seduto a tavola con Minzolini? E ancora, se l’ipotesi fare famiglia tutti insieme è una scemenza, allora è vero che John Elkann avrebbe già ricevuto un’offerta per la cessione di Repubblica, magari proprio a BFC Media di Denis Masetti, lo stesso che si è giá comprato L’Epresso.
Così senza il peso di Repubblica, con una Stampa di carattere regionale allargato (tipo Messaggero), Il Secolo XIX, alcuni quotidiani locali e uno di destra John Elkann si sarebbe disegnato il suo nuovo futuro editoriale. Purtroppo anche in questo caso c’è qualcosa che non funziona.
La prima. In un mercato dei quotidiani che crolla nelle vendite in edicola, con la pubblicità che non regge il peso delle perdite, con gli abbonamenti online drogati che non compensano quello che la carta non è più in grado di offrire, che significato hanno operazioni di accentramento di testate senza una logica editoriale?
La seconda. Anche l’avvocato Agnelli utilizzava La Stampa come arma politica nei confronti dei vari governi. Lo fa il New York Times, non può farlo un giornale di Torino? L’Avvocato diceva anche: noi non siamo a destra o a sinistra. Noi siamo dalla parte dei governi in carica. Era certamente un modo per tenere a bada il potere, perché La Stampa non ha mai lesinato critiche, anche feroci, ai governi di centro sinistra di quegli anni. E si era poi rivelata la via per essere discretamente indipendenti.
Ma John Elkann, tentando di costruirsi un fortino a destra, che cosa spera di ottenere dalla politica, quando tutti sanno che la stessa se ne fotte di quello che scrivono i giornali. Dall’Avvocato i tempi sono cambiati. La politica mette radici su Twitter o Instagram o Tik Tok, mica ci prova con Repubblica.
Secondo le ultime notizie ora Elkann punterebbe sul gruppo QN (Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione) che vorrebbe vendere il pacchetto dei suoi giornali. Scrive qui Dagospia: “L’anno scorso il primo a farsi avanti, per poi dileguarsi, fu Caltagirone. Poi venne la volta della toccata e fuga di Cairo. Ora c’è in ballo Gedi di Elkann, interessata al meneghino Il Giorno” e al bolognese Carlino. Ma Riffeser vuole vendere tutto il pacchetto Qn. Intanto quel volpino di Cairo resta alla finestra”.
Ora siamo agli ultimi giorni dell’anno. Se ne riparla a gennaio. Quello che è certo è che il 2023 inizia con una grande confusione sotto il cielo di Gedi.
Credits.
La fotografia è di Baris Selcen.
Al solito: poche idee, ma confuse… Come alla Juve, come in Ferrari… E questa è la classe dirigente!!!!