
Comincia a diventare stucchevole il dibattito sul presunto mainstream dell’informazione realtivo alla guerra in Ucraina. E anche abbastanza inutile. Al fronte ucraino, in questo momento, c’è la più vasta presenza di giornalisti della storia. Mai nessuna guerra ha raccolto tanti cronisti. E molti di loro rischiano la vita in proprio, perché non inviati da giornali o network televisivi. Sono entrati dai confini con la Polonia tantissimi freelance, così numerosi che nessuno oggi è in grado di dire quanti giornalisti ci siano sul terreno di guerra. Forse lo sapremo alla fine. Ma tutti, nessuno escluso, sono lì per vedere, filmare, fotografare, raccontare a noi che soffriamo i bombardamenti di Putin seduti sul divano con birra e patatine.
Dovremmo dirgli grazie. E invece no. E’ il fronte degli ossessionati dall’informazione globale, quella guidata da loschi burattinai (in genere banchieri o uomini della finanza, se sono ebrei meglio) che dirigono il giornalismo mondiale a proprio piacimento. Gli ossessionati sono trasversali alle categorie sociali. Quelli che vediamo in tv in genere sono professori, filosofi, docenti di qualche cazzo di cosa, ex inviati di guerra che la sanno lunga perché sono stati in Vietnam (i più canuti) o in Bosnia o chissà dove.
Irrispettosi anche dei sacrifici dei cronisti loro colleghi al fronte, quelli che vedono con i propri occhi morti, torturati, fosse comuni, bambini cadaveri. Che trasmettono immagini tra mille fatiche, che non dormono, che mangiano malissimo, che corrono per inquadrare un razzo russo che vola verso le case, gli ospedali, le chiese, le scuole.
Curiosamente il fronte degli ossessionati è quasi la replica di quello novax, dei nopass, dei notutto. Per due anni abbiamo avuto l’informazione mainstream sulla pandemia. I giornali davano voce ai medici e gli ossessionati sostenevano che l’informazione si era piegata alla politica globale per tenerci in prigione in casa, che in questo Paese la dittatura era un dato di fatto, che non ne saremmo mai usciti.
Dopo il virus è arrrivata la guerra. E i ranghi si sono stretti attorno alle falangi dei putiniani. Dopo la guerra arriverà l’invasione della cavallette, che ridurrà in polvere le nostre coltivazioni. Cercheremo di sterminarle, i giornali invieranno cronisti nelle risaie e nei campi di grano. E loro ci restituiranno l’immagine dell’Apocalisse, che fino ad oggi non conoscevamo, se non in qualche dipinto. E quando saremo allo stremo delle forze, gli ossessionati diranno che bisogna capire anche le ragioni delle cavallette. E già, povere. Ma non avranno tempo per filosofeggiare in qualche talk. Le cavallette divoreranno anche le pareti degli studi televisivi. E tutti i loro occupanti.