giorgio levi

Macelloni: “Inpgi si salva con l’allargamento della platea dei contribuenti”. Ma i “comunicatori” non vogliono entrare, come hanno spiegato in un documento di novembre. C’è un altro piano?

La presidente di Inpgi Marina Macelloni torna sulla polemica scaturita dalle dichiarazioni di Pasquale Tridico, qui riportate.

Dice Macelloni: “Consentire l’allargamento della platea, peraltro previsto da una legge dello Stato a partire dal 2023, non è una migrazione di contribuenti e non è una soluzione inadeguata. Dalle proiezioni attuariali fatte elaborare dall’ente emerge chiaramente che l’unica soluzione strutturale in grado di ripristinare l’equilibrio economico finanziario della gestione è esattamente costituita dall’ingresso di nuovi contribuenti. Soluzione tra l’altro che non prevederebbe nessun onere diretto a carico dello Stato, diversamente da quanto ipotizzato dal Presidente Tridico, che per poter assorbire l’Inpgi, ha già formalizzato l’esigenza di ulteriori stanziamenti economici a carico delle finanze pubbliche”.

Certo, questa sarebbe la soluzione più adeguata a risanare le casse dell’Istituto. Tuttavia, c’è un dettaglio da tenere in conto. Fino ad ora il progetto è stato quello di allargare la platea dei contribuenti ai cosiddetti comunicatori, che giornalisti non sono ma gli assomigliano abbastanza. Il dettaglio è che i comunicatori non hanno nessuna intenzione di lasciare Inps per Inpgi, istituto di previdenza con un buco di bilancio di oltre 200 milioni di euro.

Il 20 novembre dell’anno scorso (2020), come riportato qui, attraverso ReteCom (la rete che riunisce le associazioni più rappresentative dei Comunicatori e del Management delle imprese italiane) hanno spiegato perché non accetterebbero di entrare in Inpgi:

ReteCom non può che ribadire una ferma opposizione, in uno con le forti preoccupazioni, più volte espresse e qui ribadite da un’intera categoria professionale, verso un provvedimento che, qualora malauguratamente posto in essere, produrrebbe ostacoli applicativi ed effetti negativi di varia natura

Impossibilità di rilevare il numero esatto di comunicatori a causa della mancanza di riconoscimento della maggior parte dei numerosissimi profili professionali rappresentati, le cui competenze e attività, di fatto, non sono assimilabili a quelle di natura giornalistica, quindi non riconducibili ad uno stesso regime previdenziale.

Effetti profondamente negativi in termini di orizzonte pensionistico sia per i nostri professionisti della comunicazione che per le gestioni dell’INPS che si vedrebbero sottrarre ulteriori risorse contributive da destinare ad una cassa previdenziale gestita peraltro in forma privata, sollevando in tal senso dubbi di legittimità costituzionale.

Appesantimento degli oneri amministrativi per le imprese, laddove molti comunicatori sono dipendenti di aziende che si troverebbero costrette a applicare due diversi livelli di contribuzione o, extrema ratio, a ricondurre il comunicatore sotto un differente profilo professionale, allo scopo di garantire continuità al rapporto contributivo-previdenziale pubblico gestito dall’Inps;

Rischi sulle pensioni future dei comunicatori, anche per l’impossibilità di verificare/gestire l’andamento della governance e della gestione dell’Istituto previdenziale dei giornalisti, in quanto appannaggio esclusivo, per Statuto, di giornalisti e editori.

Per queste ragioni ReteCom, contraria a qualsiasi operazione legislativa di natura puramente contabile che punterebbe a privilegiare una categoria a dispetto di un’altra, chiede ed esige di condividere con le istituzioni un Piano strategico congiunto e di lungo periodo per salvaguardare le pensioni, non solo dei comunicatori, ma anche quelle dei giornalisti”.

Da allora non ci sono state altre comunicazioni su questo tema. Perciò, c’è da ritenere che l’allargamento della platea contributiva non può comprendere i comunicatori. Fine.

Ma allora Macelloni ha una carta segreta che non svela? Lei sa come aggregare alcune decine di migliaia di lavoratori Inps dentro Inpgi? C’è un piano? Se sì, sarebbe bene che Macelloni lo svelasse prima di chiedere altri ininfluenti sacrifici economici a giornalisti in attività e in pensione.

Credits

Inpgi

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