
Molto malmostosi i social oggi. La prima pagina di Repubblica, con le due manchette e il riquadro in basso che pubblicizzano il libro di Giorgia Meloni, non è piaciuta. “Ecco com’è caduta in basso Repubblica” è stato il commento più diffuso.
Vediamo se è vero “che Repubblica è caduta così in basso”. Da un punto di vista formale non c’è niente da eccepire. La pubblicità è un dono di Dio, se la rifiuti o sei certo che il tuo giornale venderà 500 mila copie o sei un fesso. Intanto porti a casa quello che c’è e che farà bene al giornale perché crescerà, venderà 1 milione di copie e potrà rifiutare la pubblicità di Giorgia Meloni.
Poi. L’ostracismo verso la signora Meloni non fa che accrescere l’interesse per questo libro. E l’ostracismo non costa, è tutta pubblicità gratuita. A proposito, come vogliamo definire le due pagine, nell’edizione di domenica, che Il Corriere della Sera ha dedicato alla signora Meloni scrittrice, intervistata nientemeno che da Aldo Cazzullo? Gratis, direi.
La libraia di Tor Bella Monaca che rifiuta di vendere il libro di Meloni compie un atto politico del tutto legittimo, e anche condivisibile, ma allo stesso tempo presta il fianco a chi l’accusa di censurare un autore. In realtà si tratta di boicottaggio, che è cosa ben diversa dalla censura. Tuttavia, una libreria non può essere al centro di censure e nemmeno di boicottaggi, le porte devono stare ben aperte. Anche verso chi vorremmo vedere fuori dai vetri. Ma lì, tra libri e scaffali, si compie un rito sacro, che è quello di imparare, assimilare, leggere.
Persino gli stravaganti pensieri di Giorgia Meloni.