
(foto di Negative Space da Pexels)
Riporto qui un interessante pezzo di Pierluca Santoro (tra i maggiori esperti europei di marketing, comunicazione & sales intelligence) pubblicato su DataMediaHub, sito d’informazione del quale Santoro è Project Manager.
Quello che questi dati illlustrano è un panorama disastroso. Nelle vendite online di libri, riviste e giornali siamo tra gli ultimi in Europa, appena davanti alla Slovacchia, che, con tutto il rispetto, non è uno di quei Paesi con cui di solito ci confrontiamo.
C’è ben poco da dire. Ho solo tre domande, a cui per altro nessuno saprebbe rispondere. Come faranno i grandi quotidiani a compensare le gigantesche perdite delle vendite in edicola con l’informazione online a pagamento, che oggi sembra l’ultima spiaggia? Come risolleveranno i bilanci? Quanto possono ancora durare?
“Dopo che all’inizio di Agosto avevamo pubblicato i dati che vedono l’Italia davanti solamente alla Romania per quanto riguarda la lettura di quotidiani online nella UE27, oggi i dati relativi all’acquisto online di libri, riviste e giornali.
Eurostat ha pubblicato la settimana scorsa i dati sull’utilizzo dell’information communication technology per scopi culturali. Tra i tanti dati d’interesse abbia scelto quelli, appunto, relativi all’acquisto online di libri, riviste e giornali.
A fine 2019, gli italiani, di età compresa tra 16 e 74 anni, che hanno effettuato un acquisto online di tali prodotti culturali sono poco più di uno su dieci. Per la precisione il 13%. Nove punti percentuali al di sotto della media nella UE27.
Erano l’11% a fine 2014. In cinque anni, una crescita talmente marginale che fa sì che il nostro Paese venga scavalcato da tutte le altre nazioni, ad esclusione del Portogallo, allora pari alla nostra. Scivoliamo dunque indietro e siamo l’ultima delle nazioni con le quali ci confrontiamo direttamente, come Francia o Spagna, per non parlare della Germania, dove coloro che acquistano online di libri, riviste e giornali sono circa il triplo degli italiani.
Dati che, se fossero depurati dall’acquisto online dei libri, sarebbero certamente inferiori, come del resto emergeva già con chiarezza dal “Digital News Report 2020”. E che non sono certo incoraggianti per le speranze di ricavi in quest’area da parte degli editori di quotidiani, che infatti nonostante il lockdown non hanno certo avuto risultati brillanti dalla vendita di copie digitali, anzi.
Comprendere i fattori motivanti per gli abbonati è utile per selezionare le tattiche di acquisizione e conservazione da implementare e aiuta a spiegare perché i modelli freemium stanno sostituendo i modelli “metered” presso molti editori.
Spesso scopriamo che meno della metà dei nuovi abbonamenti digitali viene venduta tramite un paywall. Le altre vendite di abbonamenti provengono da newsletter, promozioni inviate tramite e-mail e dall’opzione “iscriviti ora” sul sito. Le newsletter personalizzate e le promozioni via e-mail possono concentrare le offerte sui lettori che hanno raggiunto il numero di articoli gratuiti una o più volte ma non si sono iscritti all’offerta standard“.
Pierluca Santoro
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