giorgio levi

E’ morto Francesco Durante, giornalista e scrittore. Traduttore di John Fante e Raymond Carver

Francesco Durante (l’immagine è tratta da viaggionelloscriptorium.com)

E’ morto improvvisamente Francesco Durante, 66 anni, giornalista e scrittore.

Durante era nato ad Anacapri, ma aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza in Friuli, si era laureato all’Università di Padova in in letteratura italiana. La sua carriera di scrittore inizia nel 1974 quando viene assunto come giornalista dal quotidiano Il Messaggero Veneto di Udine, per poi passare alle redazioni de Il Piccolo di Trieste, al Il Mattino di Napoli, come cronista, poi come inviato e articolista.

Negli anni ’80, ormai giornalista affermato diventa redattore capo di tre periodici femminili: Grazia, D – la Repubblica delle donne e Marie Claire. Tra il 2001 e il 2012 è stato a capo della redazione di Napoli del quotidiano Il Corriere del Mezzogiorno.

Tra il 1988 e il 1992 ricopre anche il ruolo di direttore editoriale della Casa Editrice Leonardo di Leonardo Mondadori.

Ha insegnato Cultura e Letteratura degli Italiani d’America all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e prima ancora Letteratura Comparata all’Università di Salerno. Diventa poi membro del comitato scientifico della rivista Altreitalie ed è Joseph G. Astman distinguished conference scholar di Hofstra University.

Nel 2013 gli viene affidato l’incarico di direttore artistico del Festival Salerno Letteratura. Ha fatto inoltre parte dello staff dei curatori del Festival delle Generazioni di Firenze ed è stato presidente della giuria del Premio Letterario John Fante.

Apprezzato anche come traduttore dall’inglese sono sue le versioni italiane di sette libri di John Fante, dei primi due romanzi di Bret Easton Ellis, delle poesie di Raymond Carver, di scritti vari di William Somerset Maugham, William Dean Howells, Bayard Taylor, George Arnold, Dan Fante.

Nel 2001 e 2005 pubblica con Mondadori i due volumi della prima storia e antologia completa della letteratura italoamericana dal titolo Italoamericana. Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti, che Robert Viscusi, presidente della Italian American Writers Association, definì una bomba atomica nel campo degli studi italoamericani. Negli ultimi anni, ha pubblicato fra l’altro due libri di successo su Napoli: Scuorno e “I napoletani”], nonché, con Rudolph J. Vecoli, Oh Capitano! La vita favolosa di Celso Cesare Moreno in quattro continenti,1831-1901.

Nel 2003 la Mondadori lo nomina curatore di due Meridiani: Romanzi e racconti di John Fante (2003) e Opere di Domenico Rea (2005).

Per il teatro, ha curato con il regista Davide Livermore Italoamericana, uno spettacolo tratto dal suo omonimo libro andato in scena al Teatro Gobetti di Torino nel novembre 2011 con gli attori Sax Nicosia e Tony Laudadio, e il recital musicale Una notte a Little Italy (Teatro Sancarluccio, Napoli 2014), con l’attore Tony Laudadio e i musicisti Federico Odling e Vittorio Ricciardi.

Ho conosciuto Francesco Durante quando venne assunto alla redazione di Grazia, a metà degli anni Ottanta. Io ero arrivato da poco in quella redazione, scontento e infelice in un magazine che nulla aveva a che fare con me. L’arrivo di Durante fu come se qualcuno avesse acceso una lampadina in una cantina muffita.

Eravamo un gruppo di giovani redattori, desiderosi di respirare aria buona di giornalismo. Francesco, con la sua notevole esperienza di quotidianista, venne nominato caporedattore e a noi sembrò di avere incontrato il Messia. Ci parlava di giornali, di cronaca, di vita redazionale, tanto diversa dalla nostra. Gli abbiamo voluto bene subito, vedevamo il sole per la prima volta. Era un collega delizioso, paziente, sapeva ascoltare e seppe svecchiare in pochissime settimane quell’ambiente così incatenato al passato.

Per qualche mese trovò una sistemazione in un residence alla periferia di Milano. Quando gli chiedevamo se lui era di Napoli ci rispondeva che era di Capri, cosa che per lui faceva una enorme differenza. Io uscivo dal mio buco di residence al mattino presto e andavo a prenderlo al suo, in auto, per portarlo a Segrate. I primi giorni saliva in macchina contrariato. La prima volta mi disse: “Ma che razza orari avete qui a Milano?”. Era abituato ai quotidiani, lo invidiavo molto, le riunioni cominciavano a mezzogiorno, non a quella che lui considerava l’alba.

Di lui ho soltanto ricordi piacevoli. Qualche volta mangiavamo in mensa insieme. Era un pozzo di cultura e di conoscenza e ascoltarlo era un piacere. Molto raramente ho conosciuto giornalisti così preparati e di così grande umanità.