
Carlo Verna e Vito Crimi (foto archivio Il Times ®Tutti i diritti riservati)
Guerra era, guerra è, guerra sarà. Tra Ordine dei giornalisti e il sottogretario M5S senatore Vito Crimi non c’è alcun punto d’intesa. Al dibattito sul futuro della categoria, voluto da Crimi con gli Stati Generali, l’Ordine non è andato e non si è presentato nemmeno il sindacato.
In un documento approvato oggi dalla Consulta dei presidenti e dei vicepresidenti degli ordini regionali si legge: “Il sottosegretario Crimi non ha perso occasione in questi mesi, ripetendolo quasi ad ogni appuntamento degli Stati generali dell’editoria, per rimarcare la necessità di abolire l’Ordine, bollandolo come anacronistico e delegittimando un organismo democraticamente eletto. Per questo motivo il Cnog e tutti gli Ordini regionali non hanno partecipato agli stati generali. Solo sgombrando definitivamente il campo dall’ipotesi di abrogazione, ci si può confrontare sulla urgente necessità di una riforma. Non è istituzionalmente corretto fare contemporaneamente istruttoria ed emettere verdetti di condanna mentre si assumono elementi. Pertanto, senza un ravvedimento rispetto ad un modo di agire inaccettabile, per noi gli Stati generali finiscono qui. Un fallimento decretato da chi li ha indetti”.
Il documento ricorda anche che “un anno fa il Consiglio nazionale fa ha elaborato una proposta innovativa che apre la categoria alle trasformazioni in atto, preservandone l’autonomia in virtù della funzione prevista dall’articolo 21 della Costituzione”.
Tutto ciò a Crimi gli fa un baffo. Pur nella bufera della crisi politica interna al governo, Crimi non arretra di un passo e non cerca nemmeno una mediazione. Il sottosegretario con delega all’editoria non accetta ultimatum, e sostiene di rimanere fedele a quello che il M5S va dicendo da dieci anni: va superato l’Ordine dei giornalisti. E cioè abolito. Ovvero, il diktat di Grillo, quando un decennio fa cominciò ad inveire, insultare e minacciare la categoria dei giornalisti.
Un clima inaccettabile che il M5S ha in questi anni alimentato, fino ad arrivare alle liste di proscrizione di giornalisti sgraditi al potere grillino. E’ ovvio che senza la presenza dei rappresentanti dei giornalisti gli Stati Generali non potranno partorire alcun progetto di rinnovamento del sistema editoriale da portare in Parlamento. Il M5S è in netta minoranza su questo fronte, gli alleati della Lega sono di tutt’altra opinione. Ammesso che il governo non cada prima di settembre, l’appuntamento finale degli Stati Generalia Torino è molto probabile che salti.
Per contro il sottosgretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) ha convocato, come anticipato qui, per lunedì 29 luglio un tavolo di confronto sul mercato del lavoro giornalistico al quale sono stati invitati Fnsi e Ordine, che hanno già confermato la loro presenza.
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