
Il sottosgretario Vito Crimi (a destra) con il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna (foto archivio Il Times, tutti i diritti riservati)
In una intervista a Prima On Line, che potete leggere qui, e che aveva per tema il salvataggio dell’Inpgi, il sottosegretario, con delega all’editoria, Vito Crimi ad un certo punto è tornato sul suo, e naturalmente di Beppe Grillo, vecchio cavallo di battaglia: “Per me la fine dell’Ordine dei giornalisti è naturale”.
Come, d’altra parte quella dell’Inpgi. Il tifo di Crimi per arrivare al commissriamento è spudorato: “Sono soddisfatto dell’approvazione dell’emendamento sull’Inpgi al dl crescita (leggere qui). Ho dato il mio consenso dopo un grande lavoro di confronto e approfondimento. Non vorrei però che, varato il provvedimento, l’istituto di previdenza dei giornalisti stia (il verbo giusto darebbe stesse, ma comunque) con le mani in mano ad attendere che il governo dia il suo aiuto. Sul commissariamento siamo categorici. Lo stesso emendamento è molto chiaro in proposito, sospendendo l’effetto della legge fino al 31 dicembre 2019. Dopo quella data si torna alla normativa ordinaria”.
L’ampliamento della platea degli eventuali nuovi contribuenti (i cosiddetti comunicatori) non è al primo posto negli obiettivi che deve perseguire l’Inpgi. Crimi si spiega (diciamo così): “Quanto occorre è un segnale forte sui conti. L’emendamento sancisce che prima ci devono essere interventi della, sulla, nella cassa previdenziale, che deve dare segnali di un trend di miglioramento, e poi ragionare sull’ampliamento della platea dei contribuenti. Servono misure di contenimento serie sulla spesa a cominciare dai tetti alle pensioni, quelle pensioni che sono fuori da ogni scala di valore, e che l’Inpgi eroga, naturalmente nella piena facoltà di un istituto che opera nella sua autonomia”. E’ un vero peccato che il risanamento dei conti dipenda in gran parte dalla possibilità di ampliare la platea. Una cosa e l’altra sono legate a doppio filo.
Infine l’augusta opinione di Crimi sull’Ordine. Che è il suo vero, invalicabile e unico chiodo fisso. L’ultima volta lo aveva detto a Torino a febbraio: “Noi riteniamo che il giornalismo vada liberato dalle briglie. Oggi il giornalismo deve anche rispondere alle nuove tecnologie e ai nuovi modi di informare, di comunicare. E per dare un’informazione qualificata bisogna andare oltre l’Ordine. Oltre significa farlo diventare qualcosa che non è più obbligatorio, aprire quindi la professione del giornalismo a chi è capace, a chi fa degli studi appositi, insomma liberare la professione. Oggi esistono tanti altri modi per comunicare e va superato lo stesso termine di giornalisti. Oggi servono professionisti dell’informazione”.
Credits