giorgio levi

Crimi sulla graticola. Dopo la sconfitta elettorale la poltrona potrebbe saltare. La Lega pronta a ripresentare il salva-Inpgi, bocciato dal M5S

Il sottosegretario Vito Crimi (foto archivio Il Times, tutti i diritti riservati)

Dopo la batosta elettorale del M5S la Lega presenta il conto. Ci sono ovviamente delle priorità e la delega all’editoria, della quale è titolare il sottosegretario grillino Vito Crimi, non è certamente al primo posto. Ma prima o poi si arriverà anche a quel punto.

Salvini (giornalista professionista) e la Lega hanno sempre considerato l’atteggiamento bellicoso del M5S verso il mondo dell’editoria come un regolamento di conti tra Grillo e la categoria dei giornalisti. Fu proprio il comico, dieci anni fa, ad aizzare la folla dei seguaci presentando liste di proscrizione e inneggiando alla cancellazione dell’Ordine dei giornalisti e ad altri provvedimenti che smantellassero l’intera costruzione dell’informazione in Italia.

In parte, con il silenzio-assenso di Salvini, ci sono riusciti con la cancellazione della legge che prevedeva contributi pubblici all’editoria. A nulla sono servite le proteste di molti editori di giornali locali o legati alla Chiesa, a nulla sono serviti gli appelli di Radio Radicale, il quotidiano cattolico L’Avvenire e Il Manifesto.

Crimi, per mostrare il lato populista dei grillini, si è inventato gli Stati Generali dell’Editoria, una sorta di rassemblement che avrebbe dovuto mettere insieme (per mesi) tutto e tutti. Editori, giornalisti, lettori, gente che passa per strada, acquirenti di chincaglieria alle edicole. Chiunque avesse a che fare con un pezzo di carta. Il risultato di questo mastodontico sforzo non lo si conosce ancora. Sta di fatto che, pare, che il sito del governo, che dovrebbe raccogliere montagne di proposte di questo variegato mondo, sia piuttosto carente di contributi. Insomma, alla gente non gli ne frega una beata cippa.

Tra gli obiettivi, non dichiarati, ma esplicitati in macchinose dichiarazioni di Crimi c’è anche l’abolizione della legge che istituisce l’Ordine dei giornalisti e il commissariamento dell’Inpgi, l’ente di previdenza dei giornalisti. Il quale ente versa in gravi condizioni economiche (aumentano le pensioni e gli editori non assumono più giornalisti che versano contributi).  Tuttavia, il suo fallimento reppresenterebbe un grave danno economico e non solo per le pensioni da erogare ai giornalisti. Il passo successivo al commissariamento, con la relativa cura dimagrante, sarebbe l’ingresso dell’Inpgi nell’Inps. A quale prezzo per l’ente di stato non è ancora chiaro.

Per ovviare al disastro Inpgi sette parlamentari della Lega avevano presentato una mozione, da inserire nella legge di bilancio, che prevedesse l’ingresso di circa 32 mila comunicatori nell’ente previdenziale dei giornalisti. Un numero forse sufficiente a dare ossigeno alle casse dell’Inpgi, che eviterebbe così di farsi commissariare. La mozione leghista è stata bocciata, senza alcuna discussione, dal M5S, a cominciare proprio dal presidente della Camera Fico per arrivare al tappetino Crimi.

Ora, il vento è cambiato. I sette senatori della Lega pare siano pronti a tornare alla carica e adesso hanno il manico ben saldo nelle loro mani. Crimi è sulla graticola, la sua poltrona, nella imminente rivoluzione di governo, potrebbe saltare già prima dell’estate. Per questo ha rinviato da settembre a ottobre, a Torino, la fine degli Stati Generali. Che a questo punto potrebbero chiudersi molto prima.