Indro Montanelli sosteneva che i lettori sono i veri padroni dei giornali. O meglio, lui avrebbe voluto che fosse così. In realtà, non è mai accaduto, nemmeno in tempi diversi da questi.
Stamattina all’edicola un tizio chiede La Stampa. E l’edicolante dice che fa 50 cent in più perché c’è Tuttolibri. Il lettore si mette a concionare: “Ma come sarebbe a dire! Ci rubano già i soldi con il giornale e adesso vogliono farci pagare altri quattrini per quell’inserto pubblicitario dei libri che non frega niente a nessuno!”.
L’edicolante prende 1,50 e il lettore figlio dei tempi che tutto fa schifo se ne va. Io compro per 50 cent Tuttolibri (quello rifiutato dal lettore), Il Corriere della Sera e La Lettura e siamo tutti contenti.
Onestamente penso che quel lettore sia un caso, al Salone non ho potuto ancora andarci, per varie ragioni personali, ma mi pare di capire che questa nuova formula di Tuttolibri incontri i favori del pubblico. E credo che li meriti tutti. Il nuovo inserto culturale di Bruno Ventavoli è un piccolo capolavoro giornalistico. Tiene legati al passato con una grafica solo apparentemente tradizionale, ma, tra recensioni, interviste e critiche fa osservare meglio il presente e immaginare il futuro.
Diverso da La Lettura (che mantiene intatta tutta la sua ricchezza di contenuti, spesso un po’ indigesta) Tuttolibri è il supplemento ideale per appassionati di narrativa, poesia e saggistica. Le interviste sono piacevoli, senza essere debordanti, si adattano a tempi di lettura più brevi rispetto a quelli del passato.
Forse, sarebbe stato opportuno studiarne una formula che potesse essere inserita nei quotidiani locali di Gedi News Network (dei quali La Stampa è capofila), che arrivano con le loro pagine culturali in modo più capillare tra i lettori, ma ci vogliono uomini e mezzi e investimenti adeguati. E mi sa che siamo molto lontani. In fondo però, la partita della rinascita di un quotidiano in declino di lettori e pubblicità potrebbe cominciare anche da qui.
Costa 50 centesimi e sono un’inezia a fronte dei contenuti. Forse 1 euro era il prezzo giusto. La cultura qualche volta bisogna pur farla pagare.