giorgio levi

Mondadori pronta a cedere la sua quota de Il Giornale: “Costo del lavoro troppo alto”. I giornalisti: ma lui guadagna 2 milioni di euro l’anno

Ernesto Mauri, ad Mondadori Editore (foto ufficio stampa Mondadori)

Si direbbe che Il Giornale sia arrivato al capolinea. Ernesto Mauri, ad di Mondadori (36% delle quote) ha detto due giorni fa: “La casa editrice sta lavorando con l’azionista di maggioranza per cercare di fare un piano che abbia come obiettivo quello di trovare una sistemazione economico finanziaria definitiva per Il Giornale, perché è un’attività che perde soldi. Il problema è che i ricavi scendono e ci sono costi che vengono adeguati, come quelli della stampa, e altri che non si riescono ad adeguare, come quello del lavoro”. Che nelle intenzioni di Segrate potrebbe essere ridotto tramite  gi ammortizzatori sociali.

Mauri ha poi aggiunto: “Non escludo per niente una vendita della quota, però dovrei coordinarmi con l’azionista di maggioranza, perché chi è che compra una quota di minoranza in un giornale? Un’attività del genere va venduta tutta assieme, mi sembra logico”.

Il quotidiano oggi è controllato da Paolo Berlusconi (46%) e dal Gruppo Amodei (Il Corriere dello Sport e Tuttosport 10%) entrato nel 2017. A cui naturalmente si aggiunge Mondadori (36%) e altri piccoli azionisti.

Oggi Il Giornale (diretto da Alessandro Sallusti) perde tra i 7-9 milioni di euro. Per Mauri “una cifra importante per noi, una soluzione la dobbiamo trovare e mi auguro la si trovi”.

Qualche giorno fa si è fatto avanti Vittorio Feltri (già direttore dal 1994 al 1997 e dal 2009 al 2010) che secondo quanto qui riportato si è reso disponibile a rilevare la quota di maggioranza del quotidiano.

Dura la reazione dei giornalisti: “Siamo profondamente preoccupati. L’ad di Mondadori ha parlato di non meglio precisati ammortizzatori sociali, di decisioni meno traumatiche da trovare attorno a un tavolo e del costo del lavoro che non si adegua alle mutate condizioni del mercato. Ma per giornalisti che guadagnano stipendi non molto lontani dai minimi tabellari appare incredibile che un dirigente, che guadagna circa 2 milioni di euro l’anno bonus a parte (2,7 milioni nel 2017) proponga come unica soluzione, per sanare una perdita che, per quanto tocca a Mondadori risulta inferiore al suo incasso annuo del 2017, la vendita di una testata storica dell’editoria italiana senza alcuna riflessione sul suo rilancio”.

Credits

Il Fatto Quotidiano