giorgio levi

La crisi de Il Giornale. Stipendi decurtati, zero piani d’investimenti. Il quotidiano dei Berlusconi vacilla. Ma i giornalisti non ci stanno

Gli stipendi decurtati del 30%, nessun piano d’investimento. La crisi de Il Giornale è più profonda di quanto non sembrasse. Il 15 febbraio un comunicato del cdr spalanca la porta sul vuoto. Dicono i giornalisti:  “Esprimiamo profonda insoddisfazione e la preoccupazione per il mancato avanzamento della trattativa in corso che dovrebbe portare il quotidiano fuori dalla grave situazione economica in cui si trova”.

Molti sacrifici ai giornalisti in busta paga: “Una crisi che i vertici aziendali insistono a voler affrontare unicamente pretendendo di imporre ai dipendenti sacrifici economici ingiustificabili sul piano della responsabilità (in quanto i dipendenti non hanno voce in capitolo nelle scelte strategiche dell’azienda) e insostenibili per i bilanci familiari dei giornalisti e degli altri dipendenti in quanto il taglio delle retribuzioni prospettato è del 30%. Il cdr ricorda che il proporzionale taglio della forza lavoro impiegata ogni giorno rende impossibile la realizzazione del quotidiano che i lettori trovano oggi in edicola“.

Con un editore che non sembra avere programmato alcun piano d’investimenti: “Nonostante le richieste che dal settembre scorso il Cdr e la redazione hanno reiterato, i vertici aziendali non hanno presentato alcun piano di rilancio che consenta al Giornale di invertire la tendenza che vede un calo degli introiti da vendite e da pubblicità, calo ben più consistente rispetto alla media complessiva dei quotidiani nazionali”.

E senza contare che quel taglio di stipendio pesa sull’economia di oltre 100 famiglie. Siamo all’epilogo di quello che fu l’impero dell’informazione quotidiana di Berlusconi? Quanto durerà ancora? Il vento è cambiato. Per tutti i quotidiani, ma assai di più per chi aveva fondato la sua linea editoriale su un progetto politico che oggi è del tutto tramontato.

Credits

Il comunicato del cdr de Il Giornale