
Una volta si diceva di una ragazza carina, ricca, ma dal carattere insopportabile, che tutti la volevano e nessuno se la pigliava. Così, era costretta a stare al palo, senza un compagno e con le sue doti ben esposte. Un po’ come Gedi, l’editore di Stampa, Repubblica, L’Espresso, Il Secolo XIX e un’altra miriade di giornali locali sparsi per il Paese.
L’altro ieri il quotidiano online Lettera 43 è uscito con questo lungo e argomentato pezzo su Gedi, De Benedetti e l’intero gruppo editoriale ed un probabile compratore che si sarebbe fatto avanti in questi ultimi mesi. E’ Daniel Křetínský, 43 anni “ricchissimo imprenditore ceco di Brno assurto agli onori della ribalta per aver recentemente acquisito da Matthieu Pigasse il 49% della società attraverso cui l’imprenditore francese assieme ad altri soci controlla Le Monde, monumento dell’editoria transalpina che negli ultimi anni ha dovuto più volte fare i conti con la crisi del settore passando nelle mani di più padroni”.
Ora, pare che Křetínský sia interessato a Gedi. I dettagli e le contorte manovre si possono leggere nel pezzo di Lettera 43, quello che è certo è che dal 2017, anno di costituzione di Gedi, non sarebbe il primo ad aver sondato il giovane De Benedetti. Alla fine del marzo scorso Dagospia uscì con la notizia che Xavier Niel, ad della compagnia telefonica Iliad, ma anche maggiore azionista di Le Monde (oltre a Le Nouvel Obstervateur e molto altro), aveva puntato gli occhi su Gedi con “la segretissima operazione, denominata Cleopatra, che avrebbe il placet sia dei fratelli De Benedetti, sia del secondo azionista di Gedi John Elkann, grande amico di Niel” scriveva Dago in primavera.
L’indiscrezione venne ovviamente subito smentita qui da Gedi e dallo stesso Niel. Pochi mesi dopo Niel venne in Italia, invitato da John Elkann alla Sei Torino Forum, assise che riuniva i massimi esponenti europei delle comunicazioni in rete. Anche nel caso di Daniel Křetínský la smentita non si è fatta attendere. La risposta è sempre la stessa: “non c’è niente di vero”. Tutti la vogliono, nessuno se la prende.
E’ un dato di fatto però che Gedi ha non pochi problemi interni. A Repubblica a settembre l’editore aveva prospettato ai giornalisti un taglio del costo del lavoro di 30 milioni di euro (15 milioni il primo anno, 15 il secondo). Da lì la proclamazione di uno stato di agitazione della redazione e un pacchetto di 5 giorni di sciopero, con questo duro comunicato del Cdr. A La Stampa il Cdr è in una complicata trattativa con i vertici Gedi per evitare l’adozione dei contratti di solidarietà, misura che non più tabù in via Lugaro.
Fino a pochi anni fa si risolveva tutto chiedendo lo stato di crisi (legge 416), che permetteva agli editori di mandare in pensione decine di giornalisti. Oggi non è più possibile. La legge è cambiata e i costi a carico degli editori sono aumentati e soprattutto l’Inpgi, che versa in condizioni finanziari gravi, non sarebbe in grado di far fronte a richieste massicce di prepensionamenti.
C’è infine da ricordare che in questo Paese il peso politico dei giornali è, con le vendite, letteralmente crollato. Fino ad una decina di anni fa le campagne politiche dei quotidiani avevano una influenza determinante sulle scelte dell’elettorato. Oggi il panorama è drammaticamente cambiato. Basti pensare che Roma (sede centrale di Gedi) e Torino (La Stampa e sede centrale di Gedi News Network) hanno ai vertici delle rispettive amministrazioni comunali due sindache del M5S, di segno completamente opposto all’indirizzo politico impresso nelle campagne elettorali da Stampa e Repubblica.
Questo significa che un blog (Grillo e Cinque Stelle), una piattaforma informatica e l’occupazione capillare dei social hanno molta più influenza in politica di quanto non possano fare grandi quotidiani in traballanti situazioni economiche. Nella lotta tra le tante fakenews diffuse ad arte dal M5S e il lavoro di verifica e controllo e qualità del vecchio modo di comporre i giornali, vincono le prime. E’ il mondo che va così. Allora delle due l’una. O i grandi editori hanno le risorse per tirarsi fuori dalla melma e riprendersi i milioni di lettori perduti o è meglio trovare un compratore. Meglio trovare un compratore.