giorgio levi

Ha ragione Massimo Gramellini

Ha ragione Massimo Gramellini. L’ignoranza e l’incompetenza al potere fanno sì che la massa social si fermi a leggere il titolo di un post o, per ben che vada, le prime tre righe. Così tutti sono esperti di tutto, senza sapere niente. Oggi ingegneri, domani medici, scienziati, legulei, giornalisti. Uno spaventoso serbatoio d’incolti. E soprattutto, aggiungo, di voti.

Nella tazzina di ieri difendevo Silvia, la cooperante rapita in Kenya, dalla solita accusa di essersela andata a cercare. Per tutto il giorno mi è toccato rispondere alle mail di lettori che criticavano il mio eccesso di empatia nei confronti della ragazza e degli ideali di gioventù. Mai avrei immaginato che nel frattempo, dentro al mondo dei social, si stesse alzando una marea di segno opposto.

Era successo questo: qualche furbacchione aveva preso l’incipit della rubrica – dove riconoscevo la logica di alcune argomentazioni contro la cooperante per arrivare nelle righe successive a rovesciarle – e me lo aveva attribuito. A quel punto è partito lo «shit storm». Centinaia di gabbiani da tastiera hanno trovato il tempo per insultarmi e minacciarmi, ma non per leggere il Caffè fino in fondo: e sì che è piuttosto breve.

In tanti anni di corsivi quotidiani ho scritto la mia quota parte di sciocchezze, ma non ho mai replicato a un attacco ingiusto. Se stavolta lo faccio, è solo per segnalare un pericolo che ci riguarda tutti. I social hanno instaurato la dittatura dell’impulso, che porta a linciare prima di sapere e a sostituire la voglia di capire con quella di colpire. Si tratta di una minoranza esigua, ma non trascurabile, perché determinata a usare uno strumento alla moda per condizionare, storpiandola, la realtà. Persone che, in nome del Bene, arrivano ad augurarti di morire. E hanno talmente fretta di fartelo sapere da non accorgersi nemmeno che su Silvia tu la pensi come loro”.

Credits

Il Corriere della Sera