giorgio levi

Adesso Crimi frena sui contributi ai giornali: “C’è chi non li prende. Dobbiamo ragionare su questo”

In fin dei conti, il copione è sempre lo stesso. I ministri del M5S fanno affermazioni roboanti, dichiarazioni di guerra, nel nome del popolo italiano. Poi smentiscono, fanno marcia indietro, accusano i giornali di aver volutamente travisato, si rimangiano quello che hanno detto. E soprattutto frenano. Lo ha fatto anche l’amatissimo Vitone Crimi che per primo aveva annunciato, con grande gaudio, l’imminente abolizione della legge sul finanziamento pubblico ai giornali.

Sulla scia di Grillo e Di Maio, che non hanno mai perso occasione d’insultare i giornalisti, soprattutto quei fighetti di Repubblica, e che avevano dichiarato, fin dalla campagna elettorale: toglieremo il contributo così la smetteranno di rompere i coglioni. Detto fatto, peccato che i maggiori editori di questo Paese non incassino più denaro pubblico da almeno 12 anni. E dunque gli scassaballe  resteranno dove sono. Ora Vitone l’ha capito (forse).

Crimi (ma forse persino gli altri ministri grillini) si sono accorti che quel denaro è destinato a cooperative e a piccoli editori di provincia, molti dei quali hanno sostenuto anche la loro campagna elettorale. Soprattutto quella di Salvini, giornalista professionista, che su questo tema non si è mai espresso, ma che è noto non condivida affatto la posizione dei suoi alleati. E ora, dopo il No Tav del consiglio comunale di Torino, dovrebbe mandare giù anche questo rospone.

Crimi ha pestato sul freno e ieri pare abbia detto una frase del tipo: “C’è chi prende troppo, chi poco e chi niente. Ed è su questi che dobbiamo ragionare”. Ora sì che è tutto più chiaro. Vuol dire che la legge è giusta, che non dovrebbe essere cancellata, ma se mai adeguata alle esigenze di tanti altri, perciò più contributi per tutti.

Crimi c’è arrivato (o ha telefonato a Casaleggio che glielo ha spiegato), tanto da avere chiesto, dice lui, di mettere un tetto di 500 mila euro a ciascuna testata. Così, si è smentito un’altra volta. Ma accadrà di nuovo e affermerà tutto e il contrario di tutto, in nome del popolo, ovviamente.