Ipotesi suggestiva, ma imprecisa. Forse praticabile, ma con risvolti politici negativi imprevedibili. Spunta l’idea di far fallire Il Sole 24 Ore per poi ripartire da zero con giornalisti assunti a metà stipendio. Su Lettera43 l’indagine di Occhio di Lince all’interno della crisi del quotidiano degli industriali. Buona lettura.
CONFINDUSTRIA SPECCHIO DEL PAESE. Sono ormai lontani i tempi in cui a capo degli industriali c’era gente del calibro di Gianni Agnelli o Vittorio Merloni, veri capitani d’industria. Oggi la Confindustria riflette il declino del Paese e l’irrilevanza di quelli che una volta, pomposamente, si chiamavano “corpi intermedi”. D’altronde ho visto salire sul palco a parlare, in qualità di presidente, un imprenditore che guida un’aziendina da appena 70 milioni di fatturato e lavora per lo più con le commesse dello Stato. Vabbè, signora mia. Questi sono i tempi, questo quel (poco) che ci è dato. E dal palco Vincenzo Boccia ha lanciato un messaggio epocale: «Imprese forti fanno un Paese forte». Monsieur De Lapalisse non avrebbe saputo fare meglio. Ma alla vostra Lince veniva da ridere: parla di imprese forti Confindustria che è riuscita a far fallire l’unica azienda che aveva, e pure bella robusta, il Sole 24 Ore.
IL BUBBONE DEL SOLE 24 ORE. Il bubbone del giornale salmonato e lenzuolato (ma quando si sbrigheranno a rimpicciolirlo come hanno fatto tutti gli altri?) è scoppiato esattamente un anno fa, con l’arrivo di Gabriele Del Torchio, manager con fama di duro, ex Ducati ed ex Alitalia. Il 65enne varesotto scoperchia il vaso di Pandora e scopre di tutto. Numeri gonfiati per anni, sulla spinta di entusiastici articoli di auto propaganda, e un fiume di sprechi hanno creato un buco da 60 milioni. A giugno dell’anno scorso il Sole si scopre in dissesto, sul punto di fallire. Urgono soldi, e subito.
E qui, cari amici, inizia lo psicodramma di Confindustria: a Viale dell’Astronomia non sanno che pesci pigliare, ma soprattutto non sanno fare gli editori di giornali. E Boccia, arrivato nel maggio 2016, si è ritrovato in mano una patata bollente mica da poco, un disastro economico e di immagine. Però una cosa la capiscono: per un’associazione che conta sempre meno e perde pezzi (dopo l’uscita clamorosa delIa Fiat) perdere anche il giornale equivarrebbe al suicidio. Ma di soldi per risanarlo ce ne sono pochi e non bastano. Confindustria dovrebbe dunque vendere, scelta più logica, ma nessuno lo vuole fare.
L’AZIONISTA TIRA A CAMPARE. E allora inizia un classico dell’Italia: la non-gestione, il rinvio, la non-decisione. Da un anno Viale dell’Astronomia fa l’azionista balneare, come i governi Rumor della Dc negli Anni 70. Si tira a campare. Per cercare di salvare capra e cavoli: trovare un socio per il giornale, ma che sia amico, che garantisca a Confindustria il controllo anche quando sarà uscita o finita in minoranza. Peccato che bisogna fare i conti con la procura di Milano: i magistrati hanno messo sotto indagine il giornale e gli ex manager. E se non si ripiana per bene il buco, il tribunale può chiedere il fallimento.
UNA IDEA MALSANA. E allora ecco che un’idea malsana e pericolosa si affaccia: a qualcuno potrebbe non dispiacere lo scenario della catastrofe. Il piano diabolico sarebbe quello di vedersi costretti a portare i libri in tribunale (cosa che l’amministratore delegato Franco Moscetti ripete un giorno sì e l’altro pure), e tutto viene azzerato. Si presenta poi un investitore, magari vicino a Boccia & Co., che rileva il giornale a un euro senza più debiti, ripulito. E riassume i giornalisti a metà stipendio e con gli sgravi. Un colpo da maestri. Confindustria salverebbe comunque la faccia perché potrà sempre scaricare la colpa sui magistrati comunisti sporchi e cattivi (ricordate il caso Ilva?) e dire di avere messo tutti i soldi che aveva, ma che sfortunatamente non sono bastati.
Lo stesso Moscetti, il manager che preso il osto di Del Torchio, lo dice ai quattro venti e figuratevi se la cosa non è giunta all’orecchio del vostro Occhio di Lince. Insomma, c’è chi gioca a volere far fallire il giornale. Ma non si capisce se lo faccia apposta per alimentare la faida. Sta di fatto che l’uomo dall’udito fine, a cui ovviamente non passa nemmeno per la testa di essere ricordato come il manager che fece fallire il Sole, è ormai il dominus incontrastato del giornale. Con l’interinale direttore Guido Gentili, che sembra il protagonista del romanzo di Italo Calvino, Moscetti è diventato il padrone. E difficilmente, conoscendolo, mollerà la presa.
SCURE SULLE SEDI ESTERE. Infatti, zitto zitto, l’amministratore delegato ne ha messa a segno un’altra delle sue. Ma Lince l’ha sgamato ugualmente: ha chiuso ben quattro sedi di corrispondenza. Il Sole 24 Ore lascia Londra, Parigi, Pechino e Tokyo. Un terremoto, un duro colpo per il giornale. Ma soprattutto Moscetti farà rientrare in Italia la corrispondente dalla Cina, la potente Rita Fatiguso, molto stimata dall’ex presidente Giorgio Squinzi e incoronata corrispondente addirittura dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia il quale, celebrando il di lei matrimonio, durante la funzione annunciò la sua nomina a Pechino prima ancora che lo facesse il giornale (e Occhio lo sa perché ovviamente a suo tempo si era intrufolato anche a quel matrimonio).
TRENTA MILIONI? NOCCIOLINE. Pochi mesi fa Moscetti aveva vinto un braccio di ferro anche con il decano Mario Platero, per 30 anni corrispondente a New York, uno dei giornalisti più potenti del Sole (tanto che al Sole girava la frase “i direttori passano, Platero resta”), unico italiano ammesso all’esclusivo Racquet Club e amico personale di Nancy Pelosi, la madrina della lobby degli italoamericani negli Stati Uniti. E mentre Moscetti disbosca, Confindustria si prepara a salvare. Oddio, salvare è un parolone, amici: gli industriali ci metteranno 30 milioni, meno della metà di quanto hanno incassato coi dividendi negli anni delle vacche grasse. Non basteranno nemmeno a coprire il buco (40 milioni di patrimonio negativo nei soli primi tre mesi dell’anno). Fallimento o salvataggio per il Sole 24 Ore? Non temete, cari e affezionati lettori, appena Lince saprà qualcosa vi aggiornerà.
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