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Sarà Bernardo il pubblicista ad affondare l’Ordine dei Giornalisti

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Bernardo abita in una frazione di un minuscolo paesino walser in Alta Val Sesia. Così alta che la Capanna Regina Margherita (4554 metri) è più vicina a casa sua di quanto non lo sia il primo centro commerciale della valle. Bernardo ha un negozio di ferramenta, in realtà vende anche pane, burro, biscotti, mele e all’occorrenza anche una toma di capra sublime. Bernardo è un giornalista pubblicista. Lo è diventato perché il sindaco di un paese vicino qualche anno fa ha fondato un giornale locale. Be’, giornale è troppo. Insomma quattro pagine mensili, testata regolarmente registrata con il sindaco (già pubblicista) direttore. Ha detto a Bernardo: “Ti prendo a fare il giornalista”. Lo ha pagato per due anni 3 euro a pezzo e Bernardo è diventato anche lui pubblicista. Oggi Bernardo tiene il tesserino dell’Ordine bene in vista in una bacheca, che gli ha fatto un amico falegname, vicino alla cassa della sua bottega. La mamma una volta gli ha detto: “Ma guarda quanta strada hai fatto! A scuola eri un asino e adesso sei un giornalista!”.

Bernardo è uno dei circa 7.500 giornalisti del Piemonte. Paga regolarmente la sua quota, anche se tutti quei chilometri per andare all’ufficio postale non sono così comodi. A gennaio poi, con la neve. Comunque è un uomo ligio alla legge. Se si deve pagare si paga. E questo è l’unico contatto che ha con il grande mondo del giornalismo. Casa-ufficio postale- lettera di ritorno con bollino da incollare sulla tessera. Fine.

Quello che il quieto Bernardo non sa è che tra un paio di mesi parte la Formazione Obbligatoria Permanente per tutti (TUTTI) gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti. Lo vuole una legge dello Stato. Bernardo forse, per quanto attento a tutto quello che accade, non conosce per ora queste 5 regole base:

1. La formazione, come detto, è obbligatoria per legge per professionisti e pubblicisti.

2. La formazione prevede che ogni anno ciascun iscritto accumuli 16 crediti, che di questi i primi 10 si acquisiranno partecipando ad un corso online su una piattaforma dell’Ordine nazionale.

3. La formazione di ciascuno sarà certificata dall’Ordine regionale del Piemonte.

4. La formazione prevede che ogni iscritto all’Ordine sia dotato di un indirizzo di Posta Elettronica Certificata che da un paio d’anni è obbligatoria. In Piemonte su circa 7.500 giornalisti hanno un indirizzo Pec circa 700 iscritti. Alcune centinaia non hanno nemmeno un indirizzo mail generico. Sono in contatto con il mondo solo con carta, busta e francobollo.

5. La formazione comporterà una spesa di denaro e di tempo (il rischio concreto ad oggi è che i contrattualizzati debbano prendersi giorni di ferie per formarsi). Chi paga e quanto non è ancora stato stabilito. L’Ordine del Piemonte, per dire, non ha quattrini da investire su questo programma.

Ora, a Bernardo delle ferie gli frega relativamente. Lui non chiude mai, è aperto anche la domenica mattina. Tanto abita al piano di sopra con la mamma. Bernardo, che è un tipo sveglio, mica vuol dire vendere tome, pensa:

1. Io non ho la Pec, non so cosa vuol dire, non m’interessa.

2. Io non ho la mail, non so cosa vuol dire, che cosa me ne faccio.

3. Io non ho internet. Anche se Vigiu mi ha detto che lì si incontrano un sacco di donne. Ma internet non arriva qui al Rosa, il telefonino sì, comunque io lo tengo spento.

Bernardo ancora non sa che alla formazione virtuale online seguirà quella reale, dove ognuno dovrà essere presente a corsi della durata di un almeno un giorno nei centri più grandi della regione. Se Bernardo abita in Alta Val Sesia dovrà chiudere il negozio, prendersi la sua vecchia Panda e spostarsi a sue spese e in un paio d’ore a Novara o Vercelli, per ben che vada.

Ma questo non è nulla. Quello che davvero lui non sa è che se non parteciperà ai corsi di formazione verrà deferito al Consiglio di Disciplina dell’Ordine. Il quale esimio Consiglio lo convocherà a Torino perché spieghi (ai consiglieri riuniti apposta per lui) perché non si è aggiornato come previsto da leggi e regolamenti.

Bernardo è stato una volta sola a Torino, ha detto che non ci tornerà mai più, tutto quel traffico, quella puzza e quelle tome che sembrano di plastica. Così Bernardo se non si presenterà alla Disciplinare verrà radiato dall’albo dei pubblicisti, dovrà togliere il tesserino dalla bacheca e restituirlo. E questo gli farà molto male. Poi dovrà spiegare a sua mamma perché è tornato quel caprone che era a scuola.

PS. Un calcolo approssimativo indica in alcune migliaia i Bernardo giornalisti in Piemonte. Se per ipotesi ottimistica fossero anche solo 3 mila (ma saranno molti di più) a non seguire i corsi, tutti questi dovranno presentarsi al Consiglio di Disciplina che ne esaminerà se va bene 10 al mese, più o meno 100 all’anno. E questo solo per il 2014, poi ci saranno tutti gli anni dopo. Il che significa che ci vorranno 30 anni (ad essere molto ottimisti) per giudicarli tutti. In 30 anni saranno eletti almeno 10 nuovi Consigli dell’Ordine e i consiglieri presenti oggi saranno così vecchi da non ricordarsi nemmeno più che sono stati giornalisti.

La domanda è, accadrà? La risposta è no. Bernardo non lo sa, ma sarà lui a far affondare l’Ordine dei Giornalisti inadempiente alle leggi dello Stato e impossibilitato a far rispettare la norma ai suoi iscritti. La nave colerà a picco, e non sarà uno spettacolo divertente.