A volte viene da sorridere pensando ai polveroni che le notizie sollevano sul nulla. E’ stata la settimana dell’annuncio di Piero Sansonetti a direttore dell’Unità e di Matteo Renzi a direttore de Il Riformista, posto lasciato vacante dallo stesso Sansonetti. Editore di entrambi l’avvocato Alfredo Romeo, che pochi giorni fa ha dichiarato: “Sono entrato nell’editoria per una ragione semplice: oggi più che mai editoria e informazione sono capisaldi delle libertà e della democrazia. Nel panorama della stampa italiana ci sono spazi molto ampi da riempire”.

C’è stata una conferenza stampa di presentazione che si può leggere (e ascoltare) qui riportata da Open. C’è stato anche un po’ di parapiglia mediatico innescato da Il Fatto Quotidiano (com’è noto Travaglio e Sansonetti si menano verbalmente da alcuni anni) a cui Il Riformista ha risposto qui inchiodando Travaglio che “che è andato un po’ fuori di testa. Ha scatenato le sue pagine contro Romeo, e anche contro Renzi. Con articoli in gran parte comici”.

Vabbè, risse da cortile. Ma ci sono tre cose che vanno dette. La prima, sulla quale evidentemente i quotidiani di prima fila non hanno indagato titolando Renzi direttore de Il Riformista, è che il senatore non può essere il direttore responsabile di alcunché. Per la semplice ragione che Matteo Renzi non è iscitto all’Ordine dei giornalisti, almeno fino ad oggi. Potrebbe farlo nel caso si trattasse di una testata o rivista di carattere tecnico, professionale o scientifica, entrando a far parte del cosiddetto elenco speciale, ma Il Riformista non rientra in questa categoria. E secondo l’articolo 2 della legge 47/1948 sulla stampa, se il direttore responsabile viene investito dal mandato parlamentare deve essere nominato un vicedirettore, che assume la qualità di responsabile. Per queste due ragioni Renzi non sarà il direttore de Il Riformista. E’ una precisazione non da poco, per le responsabilità giuridiche che ricadono interamente sulla figura del direttore.

La seconda cosa che fa sorridere è che tutto questo polverone è stato sollevato per un giornale che leggono quattro gatti, sempre che si riescano a trovare. Dati ufficiali sulle vendite o sulla diffusione non esistono. Nella loro scheda ufficiale si parla di 15 mila copie, in realtà dovrebbero essere al massimo 3 mila. Cioè, niente.

La terza cosa è la questione che riguarda il posto di lavoro dei giornalisti dell’Unità. Come hanno rilevato qui il cdr dell’Unità e Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi: “La dolorosa vicenda occupazionale dei giornalisti dell’Unità non è conclusa. Lo ricordiamo anche a Matteo Renzi che per un anno si cimenterà come direttore de Il Riformista. È la prima volta che un’intera redazione, quella de Il Riformista scriverà le pagine della nuova L’Unità mentre si darà vita a una nuova redazione che sarà diretta da Matteo Renzi. All’editore Alfredo Romeo e al direttore Piero Sansonetti ricordiamo con forza che la vicenda dell’Unità coincide con la storia di 17 giornalisti e 4 poligrafici licenziati dopo il fallimento. Il tema occupazionale e professionale resta intatto”.