
Ho ascoltato e riascoltato il discorso di Giorgia Meloni alla Camera. L’identità del nulla. Uno degli interventi più vuoti di significato che un presidente del Consiglio abbia mai tenuto alla Camera per ottenerne la fiducia. Parole gettate alla rinfusa, nessun progetto concreto, l’occhiolino agli evasori, meno tasse ai ricchi (ma l’esperienza inglese non vi dice nulla?), opachi programmi economici che già si sa fin da ora non porteranno da nessuna parte. E poi la difesa dei confini, un patetico ringraziamento a donne del passato, non un accenno ai salari, non un segno di condivisione con l’europeismo e l’atlantismo, niente parole sulla precarietà e sui diritti cvili. Quando parla di donne fa riferimento al tema della natalità. Mai un accenno alla difesa della sanità e della scuola pubblica.
Un discorso da destra sociale estrema, Meloni ha fatto in fretta a scoprire le carte. Sarà durissima, la legislazione più fascista della Repubblica è appena iniziata.
Ma c’è un dettaglio del discorso di Meloni che svela chi è davvero questa donna nata politicamente nei movimenti post e neo fascisti degli anni Novanta. Fateci caso. Quando ad un certo punto esplicita la sua repulsione per i movimenti totalitari e dice fascismo compreso. E’ la prima volta nella sua vita che pronuncia la parola fascismo. Tuttavia, osservate il volto, la postura e il tono di voce calato proprio su fascismo. E’ una frazione di secondo, ma si capisce benissimo il suo stato d’animo. Così dimentica la lotta di Liberazione, grazie alla quale oggi ha potuto parlare alla Camera, i partigiani, i padri costituenti.
Deve esserle costato tantissimo dire fascismo perché questa Meloni non è diversa da quella che elogiava Mussolini, è la stessa persona, ora con la giacca di presidente del Consiglio.
Sono preoccupato per i miei figli…