
La notizia la sanno tutti. L’account su Twitter del quotidiano diretto da Senaldi risulta “temporaneamente limitato” perché “ha eseguito delle attività sospette”.
Ora, non vorrei dire ma il mio profilo su Facebook, qualche anno fa, è stato temporaneamente sospeso per una settimana con la stessa motivazione. Tuttavia, la notizia necessità di un paio di considerazioni.
La prima è che questa specie di bavaglio è arrivato pochi giorni dopo quello ben più palnetario applicato all’account del presidente Trump. Perciò sarebbe interessante sapere quanti profili nel mondo vengono temporaneamente bloccati ogni giorno. Milioni? E’ possibile.
La seconda considerazione è che non è una censura. Vale per Trump, come per Feltri, per me o per il signor Picchio. Twitter e Facebook, e tutti gli altri social, sono aziende private, quotate in Borsa, decidono loro le regole del gioco. Se non ti scompinferano fatti tu una piattaforma.
La terza è che questa gabbia a Libero ha permesso a Salvini, al parito di Meloni, e a qualche altro garantista raccattato per strada, di bacchettare il potere occulto di Twitter. Scrive Federico Mollicone, un esponente di Fdl “E’ come il Ministero della Verità di 1984, ormai decide cosa è giusto e cosa è sbagliato. La cancellazione arbitraria di contenuti giornalistici è una chiara violazione della libertà di stampa e di espressione, tutelate costituzionalmente. Chiediamo che intervengano immediatamente l’Agcom e l’Ordine dei giornalisti a tutela delle libertà garantite”. Se poi Mollicone ci spiega che cosa è per lui il Ministero della Verità in 1984 (Orwell?), citazione banale.
Infine, mi dispiace che il quotidiano che s’ispira a Vittorio Feltri sia stato così colpito dalla perfidia massonica (e forse giudaica) dei Governatori del Pianeta. In fondo lui è l’opposto di quello che dovrebbe essere un giornalista. Spiegare ai giovani che cosa è questo mestiere partendo da Feltri è molto più istruttivo che leggersi qualsiasi manuale sulla deontologia professionale. Perciò ridategli l’account subito, tutti lo vogliamo.
Ps. Sì avrei scritto le stesse cose se invece di Libero ci fossero state Repubblica o il manifesto. Sono di sinistra. Ma ho ancora una schiena, nonostante l’età, abbastanza diritta.