giorgio levi

Ciao prof

Piero Simondo

E’ morto all’età di 92 anni il professor Piero Simondo. Lo ricorda La Stampa con un articolo di Cristina Insalaco. Simondo è stato un grande artista contemporaneo, allievo di Felice Casorati, amico di Pinot Gallizio, “fondatore di un movimento filosofico e artistico marxista libertario, con radici nelle avanguardie artitstiche”. Sue opere sono esposte, tra l’altro, alla Gam di Torino e al Reina Sofia di Madrid.

L’ultima volta che l’ho visto è stato alla vigilia della maturità, giugno 1971, nel 2021 saranno 50 anni. Per noi della sezione D del liceo Segrè non era l’artista rivoluzionario e geniale, ma il nostro professore di storia e filosofia, materia nella quale si era laureato all’Università di Torino.

L’avevamo incontrato la prima volta nel 1967, in seconda. Sostituiva la perfida professoressa Repetti, avara di simpatia, ma generosa nell’affibiarci dei 4 sul registro. Persino a me, che avevo nella storia il mio migliore cavallo di battaglia.

Di Piero Simondo ricordo i capelli tagliati a spazzola, quando noi li portavamo lunghissimi, e quel suo modo molto riservato di parlare a voce bassa. Simondo non interrogava per punire, credo non abbia mai dato in quattro anni una insufficienza sul registro. Ma distingueva benissimo gli allievi che assimilavano le sue lezioni e quelli che cazzeggiavano e pensavano ad altro.

Nell’autunno del ’68 arriva la contestazione. Io entro nel Movimento Studentesco pronto a scardinare i principi su cui si fondava la scuola, che ancora aveva la sua radice nella riforma Gentile del 1923, secondo anno dell’era fascista.

Scioperi, occupazioni, cortei, irruzioni nelle classi per far uscire i professori che non accettavano il voto politico. Assemblee infuocate nei palazzetti dello sport. Scontri con i fascisti e con la polizia.

Noi siamo stati fortunati ad avere Piero Simondo, Carlo Parmentola (matematica e fisica, notissimo critico musicale dell’Unità) e Sergio Acutis (italiano) che nelle sere d’estate ci riuniva nel giardino della sua casa, ai piedi della collina, per discutere di beat generation.

Mai un gesto di contestazione nei loro confronti, mai una voce troppo alta, mai un segno d’intolleranza. Capivano gli obiettivi politici della nostra contestazione e li condividevano. Erano compagni, non docenti in cattedra.

Sono stato anche un paio di volte a casa di Piero Simondo, che abitava a quel tempo in via Pietro Giuria. Avevo preparato, con altri compagni, per la maturità, una tesina su interventismo e neutralismo dei giornali italiani alla vigilia della prima guerra mondiale. Simondo correggeva, rivoltava le frasi, dava un senso compiuto al lavoro. Ci davamo del tu, e a me sembrava una grande conquista.

Credits

Chi è stato Piero Simondo

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