
La sala riunioni del Consiglio dell’Ordine a Palazzo Ceriana, tutti ben distanziati
Stamane ultima seduta del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, prima delle vacanze estive. Gli uffici resteranno chiusi dal 6 al 31 agosto.
E’ stata anche la terz’ultima riunione prima delle elezioni di ottobre, che dovrebbero svolgersi il 4 e ballottaggio l’11, una settimana dopo. Tuttavia, il condizionale è d’obbligo perché alcuni consigli regionali hanno chiesto il rinvio, causa Covid ed incertezze relative all’allestimento dei seggi, allo svolgimento regolare dei turni elettorali, alle responsabilità legate ad eventuali diffusioni del virus nell’ambito delle votazioni.
Le richieste più forti per spostare il turno elettorale di 3 o 4 mesi arrivano dai consigli della Lombardia e della Campania. E’ inutile dire che la Lombardia ha un peso enorme per numero d’iscitti all’interno della categoria, elegge da sola 9 consiglieri professionisti nazionali. Insieme alla Campania, e senza contare dubbi espressi anche da altre regioni (Piemonte compreso), rappresenta più di un terzo dell’elettorato.
L’indicazione del Consiglio nazionale è che le elezioni si debbano svolgere nelle date stabilite. Il 20 e il 21 settembre saranno di turno le elezioni amministrative in più di mille comuni italiani, e non sono stati chiesti rinvii. Dunque, non dovrebbero esserci impedimenti per un turno elettorale che si svolge all’interno di una categoria professionale, che non è paragonabile alla chiamata alle urne di milioni di persone.
La richiesta di Lombardia e Campania è stata inviata dal Consiglio nazionale al vaglio dei ministeri vigilanti che hanno dato un primo via libera allo svolgimento delle elezioni. Ora è stato richiesto un secondo parere, che è atteso a breve. Vedremo. Va detto però che la Lombardia, la regione maggiormente colpita dal Covid (secondo è il Piemonte) è ben determinata sulla sua posizione di rinvio. E quindi non allestirà seggi a Milano. In questo caso si aprirebbe un contenzioso non da poco, è evidente che senza la Lombardia non si può comporre il Consiglio nazionale e nemmeno eleggere il nuovo presidente. E se a Milano si aggiungessero altre sedi come Napoli, allora tutto verrebbe rimesso in discussione.
In questo quadro complesso s’inserisce anche l’incognita dello stato di emergenza, deciso dal governo Conte, e che è stato prorogato fino al 15 ottobre. Questo potrebbe indurre il ministero a rivedere la sua posizione sul via libera. Si può all’interno dello stato di emergenza andare a votare? Naturalmente questo varrebbe anche, e in maggior misura, per le elezioni amministrative.
Va detto, per completezza d’informazione che gli altri ordini professionali hanno rinviato il loro turno elettorale a data da destinarsi, fuori dall’emergenza virus. E’ un posizione tutto sommato condivisibile. Nel 2016 le elezioni dei giornalisti sono state rinviate, in tutti i consigli regionali, di 12 mesi per portare a termine l’inutile riforma dell’Ordine. Oggi la Lombardia ha tutte le ragiorni per non voler questo turno elettorale di ottobre. Un rinvio di tre o quattro mesi non dovrebbe essere un dramma per nessuno.
A meno che non ci siano giochi politici sotterranei e scontri al vertice per cui questo turno di ottobre non è procrastinabile per nessuna ragione al mondo.