
Questo il post uscito sul profilo di Matteo Salvini su Facebook, con un fotomontaggio realizzato da Libero
Massimo Giletti, giornalista e talkmanshow, ha ricevuto minacce dal boss mafioso Filippo Graviano, condannato per le stragi del ’92 e del ’93. Come riporta Il Messaggero: “La sera prima (il boss, ndr) aveva visto la trasmissione Non è l’Arena di Giletti, che parlava di scarcerazioni e non gli era andata giù. Graviano parla con il ndranghetista Maurizio Barillari. Gli uomini del Gom, il reparto mobile della polizia penitenziaria, hanno ascoltato le sue parole e stilato una relazione. “Il ministro fa il suo lavoro e loro rompono i…”, dice Graviano. A rivelare il retroscena è il giornalista Lirio Abbate nel suo nuovo libro U siccù su Matteo Messina Denaro, come scrive Repubblica. “La sera del 10 maggio – scrive il Gom – quasi tutti i detenuti al 41 bis erano davanti al televisore”. E la frase choc: “Quell’uomo sta scassando la minchia”.
Di tutto ciò Giletti non ne sapeva nulla, lo ha scoperto in questi giorni leggendo La Repubblica. Giletti in una intervista al Corriere dice: “Quelli degli agenti del Gom sono ascolti che risalgono a maggio, ora siamo a luglio: non mi pare proprio normale che io non ne abbia saputo nulla. Quello che è grave è apprendere informazioni così delicate da un giornale piuttosto che dallo Stato e dalle istituzioni competenti. Pretenderei una maggiore attenzione da parte di chi ha sulla sua scrivania questo tipo di informazioni. In questa storia quello che pesa è per l’ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti. Mi è sempre rimasta impressa una frase della moglie di Totò Riina: alla fine scoprirete che i peggiori non siamo noi”. Per rassicurarlo gli ha anche telefonato il ministro Bonafede.
A Giletti, che è iscritto all’Ordine dei giornalisti del Piemonte, qualche anno fa venne ritirato il tesserino perché si prestava a spot pubblicitari, inseriti nei suoi programmi d’informazione. Per le regole deontologiche della categoria non avrebbe dovuto farlo. Qualche anno dopo, lo abbiamo riammesso e gli abbiamo restituito il tesserino.
Nel giugno del 2017 scoppia la polemica sul suo programma Rai Non è L’Arena e lui se va incazzato nero da via Mazzini in un turbinio di male parole. L’Ordine dei giornalisti del Piemonte, a cui Giletti è iscritto, invia un documento di solidarietà al collega attraverso l’Ansa: “L’Ordine dei Giornalisti ha sempre apprezzato la professionalità di Massimo Giletti, è orgoglioso di averlo tra i propri iscritti, gli esprime piena solidarietà e auspica che alla Rai lo spazio per l’informazione non venga mai ridotto in ossequio a sensibilità e criteri di altra natura”.
A me sembrava un pelino eccessivo solidarizzare su una questione che riguarda la Rai e un suo collaboratore. Così scrivo: “Di questa nota, della quale non ero a conoscenza, non condivido nè l’iniziativa, nè il contenuto. E’ una presa di posizione unilaterale su un argomento complesso, che riguarda gli affari interni di un’azienda e non coincide con la mia opinione di consigliere dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte”.
Giletti trova casa a La7 (Cairo) e il trasloco dalla Rai viene accolto da Il Corriere della Sera (Cairo) con un doppio paginone sul giornale. Che fa imbufalire i redattori di via Solferino. Fabio Cavalera, ex corrispondente da Londra e prima da Pechino, ai tempi di Mani Pulite il numero uno della giudiziaria e membro storico del Cdr scrive sul suo profilo Facebook: “Per la serie Corriere-horror… una pagina intera (con vistoso richiamo in prima) dedicata all’inutile e penoso Giletti il quale ci informa che trasloca alla 7. Il lato positivo è la notizia che il canone Rai non servirà più a stipendiare simili umani. Per il resto meglio stendere un velo pietoso. Specie sulla foto a corredo del servizio: Giletti sorridente con Cairo mentre firma il contratto. Cairo è pure editore del Corriere. Se uno più uno fa due: il Corriere, mio giornale, ha fatto una clamorosa marchetta al padrone. Tutto si può fare ma con classe e distacco. Qui siamo alla svendita del buon senso”.
Giletti torna ora al centro dell’attenzione su una questione molto delicata. La frase del boss mafioso è gravissima e ai giornalisti minacciati dalla mafia va garantita la massima ptotezione. Ora sì che Giletti merita la solidarietà dei colleghi, e forse qualcosa di più.