giorgio levi

L’ha detto mia cugina. Perciò ci credo

Per giorni è circolata sui social questa foto. E la notizia era: 15 mila persone, al primo giorno di libertà, assediano l’Ikea di Torino.

La società Ikea Italia non ha perso tempo e, attraverso l’agenzia Ansa, ha diffuso questo comunicato, dove tra l’altro si dice: “In merito allo store di Collegno (Torino, ndr), Ikea Italia precisa che gli ingressi totali nelle 10 ore di apertura dello store (dalle 10 alle 20) sono stati 6.432 lunedì 18 maggio e 4.645 martedì 19 maggio. A Torino la riduzione degli accessi consentiti in store è stata del 40% rispetto al periodo pre-Covid, come da Certificato prevenzione incendi”. Fine della storia.

La foto è vera, ma quel luogo non è Torino. Se la si osserva bene le persone in fila sono cinesi, qualcuna, ma non tutte, con la mascherina. A Torino, a destra della scala mobile, c’è l’area Kid dedicata ai bambini e la balconata non si estende come questa.

La notizia è del tutto falsa, come testimonia Ikea stessa, che dispone anche del certificato prevenzione incendi che certifica il numero reale degli ingressi. Che è addirittura del 40% in meno rispetto all’era pre Covid.

La smenitita di Ikea è stata affidata all’agenzia di stampa Ansa, che affonda le sue radici nel 1945, erede dell’Agenzia Stefani. Oggi Ansa, pur tra mille difficoltà, è tra le prime agenzie al mondo, dopo i colossi Reuters, Ap e Afp.

Ora, mi annoia abbastanza andare a caccia di fake news, non è il mio mestiere, ci sono altri che lo fanno bene e per professione. Tuttavia, ogni tanto mi abbandono a insani desideri omicidi e intervengo sui profili che incontro per spiegare che certe notizie non sono soltanto dei fake, ma sono dannose, irritanti, creano nervosismo, allarme, spinte anti sociali. Allora, nei commenti, di questo o quel profilo, posto il comunicato di Ikea, che, in questa circostanza, è la fonte delle fonti di questa notizia. La verità è soltanto in quelle 10 righe.

Ma non c’è niente da fare. La risposta al mio commento è sempre la stessa: “A me l’ha detto mia cugina che dice che era lì. E a lei credo”. Al posto di cugina, a volte c’è amica, sorella, mamma. Dipende dall’intensità di verità che si vuole dare ad una notizia. Se qualcuno scrive che c’era la mamma, la notizia è totalmente vera, non c’è discussione. Se tu gli fai leggere il comunicato di Ikea la replica è: “Gli svedesi contano balle, guarda che casino hanno fatto con il virus”. Aggiungendo falso a falso.

Insomma, da cugine e amiche non se ne esce. Se l’hanno detto loro è vero. E i giornalisti sono bugiardi, millantatori, scrivono quello che vuole il padrone. In genere non sono del tipo complottista, ma l’idea che la diffusione di queste porcherie, che aumentano il tasso di nervosismo della gente, in questo schifosissimo periodo, sia voluta, pensata e diffusa non è poi così lontana dalla realtà. Il punto centrale è che la gente crede davvero a qualsiasi cosa veda o legga.

Ad ogni buon conto, mi sono rotto i coglioni di consigliare letture e informazioni autentiche, di non credere alla prima foto che si vede su Facebook o Instagram. E di non tirare sempre in ballo una cugina o un’amica che in realtà non esistono. L’ignoranza è un fatto inconsapevole.

L’ignorante non sa di esserlo, ma fa di tutto per dimostrarlo.