giorgio levi

Addio giornali, l’attesa dal barbiere non sarà mai più la stessa

Così, nelle varie pieghe dei decreti governativi c’è anche la norma che nelle sale d’attesa (studi medici, dentistici, barbieri e coiffeur) non troveranno più posto giornali e riviste. E’ ovvio che nel crollo verticale delle copie vendute di settimanali o quotidiani, questa decisione avrà un impatto minimo. Dal mio medico di famiglia sul tavolino, al centro della sala d’aspetto, ci sono da secoli le stesse riviste. Credo anche un Gioia d’epoca con Marylin Monroe agli esordi. Perciò, quella montagnola di magazine consegnati alla storia, e ai pazienti in attesa, non avrà riflessi sulla crisi d’oggi.

Tuttavia, è una decisione che può incidere sul morale, che taglia le abitudini, che strappa la gente al suo passato. In fondo, sapevamo che cosa c’era su quel tavolino nella sala d’aspetto, ma vedere le immagini dell’ex re d’Italia Umberto nel suo eremo d’esilio a Cascais, come fosse accaduto ieri, ci distraeva fino al momento della nostra chiamata dal medico, del quale avremmo fatto volentieri a meno. Era insomma, una minuscola distrazione, sufficiente a intorpidirci.

I giornali spariscono anche dal barbiere. E qui la faccenda si complica. La barberia è il luogo deputato ufficiale (non moderato) delle più appassionate discussioni sportive. Che in genere si fondano su quello che i giornali sportivi raccontano. E che un barbiere come si deve acquista la mattina. Per molti anni ho frequentato il negozio di Mimmo, uno storico parrucchiere del centro storico di Torino, che aveva incrociato in carriera le lame delle sue forbici e dei suoi rasoi con le capigliature e le barbe di attori, politici, manager, docenti universitari e cantanti. Mimmo stesso era una star, elegantissimo e profumato, in giacca e cravatta. Purtroppo è scomparso da più di un anno, ma da Mimmo, Gazza e Tuttosport erano la base culturale per avviare qualsiasi conversazione. Aveva, ai miei occhi, il gigantesco difetto di essere un tifoso del Toro, ma non mi dispiaceva indossare quella mantella granata con cui lui ti avvolgeva come fosse il sacro lino del tifoso. Perché Mimmo leggeva i giornali, tagliava i capelli ai direttori della Stampa, alle firme più prestigiose del giornalismo, conversava con loro con conoscenza di causa. Comprava i quotidiani per i suoi clienti e ti segnalava gli articoli da leggere, che sarebbero stati la base di confronto per sedersi sulla poltrona.

D’altra parte erano già scomparsi quei calendarietti che il barbiere omaggiava, di nascosto, ai clienti. Una carta fine e profumata, con le donnine riprodotte, in stile Vargas, in pose ammiccanti, mai nude, ma con tette gigantesche . Mio nonno mi portava da un parrucchiere in Galleria San Federico. Il barbiere della Juve (per questo sono cresciuto bene). Quando era Natale il parrucchiere metteva in tasca a mio nonno uno di quei calendarietti, senza farsi vedere da me. E nonno a casa lo nascondeva perché nonna non lo vedesse. In realtà nonna sentiva benissimo il profumo uscire dalla tasca della giacca.

Oggi diamo l’addio ai giornali, andremo dal medico e dal barbiere su appuntamento. Staremo in coda all’esterno smanettando con il cellulare. E non sapremo mai se Umberto di Savoia era così triste, come raccontava quel servizio di Oggi, che per ottant’anni è stato lì ad aspettarci.