
(foto di Andre Moura da Pexels)
L’altro giorno ho scritto un post su Fb a proposito del triste duello Botteri-Hunziker. L’ho cancellato dieci minuti dopo perché aveva preso una china pericolosa e non ne avevo per le balle di controllare tutto quello che gli invasati dei social scrivono, come se fossero a casa loro.
Lo farò qui, dove c’è meno frequentazione e tutto è più pacato. A me non interessa molto la pettinatura della Botteri, anche se un look più curato sarebbe una forma di rispetto verso chi guarda la televisione. A me interessa la Botteri giornalista. Da qualche parte ho letto la bravissima Botteri. Certo, può darsi. Ma è un dato di fatto che ieri, in uno dei telegiornali Rai, ha venduto al pubblico una notizia che era uscita sui giornali. Ma non i giornali di ieri, quelli dell’altro ieri. E non è la prima volta. Botteri ci riferisice cose, fatti, notizie che abbiamo già letto, visto, conosciuto.
Il punto è: la Rai ha corrispondenti a Pechino (Botteri), Parigi (Cassieri), Londra (Varvello), New York (Pagliara). Che cosa fa un corrispondente, cartaceo o televisivo? Di solito raccoglie notizie (possibilmente di prima mano), confeziona servizi, realizza interviste, va sul campo e illustra, a noi che stiamo a casa, immagini che mai avremmo pensato di vedere, ma che lui, il signor corrispondente, è così bravo da avere lui stesso raccolto. Oppure, il compito del corrispondente è quello di stare in studio e i servizi sono degli di altri colleghi. Ma quali e dove sono?
Era semplice 50 anni fa per Ruggero Orlando, leggendario corrispondente Rai da New York, raccontarci l’America. Che ne sapevamo noi di quello che accadeva? Avremmo potuto leggerlo sui giornali americani due o tre giorni dopo. Lui era la nostra unica fonte d’informazione. Come diceva mio nonno Gioanin: “Se l’ha detto la Rai è vero”.
Giovanna Botteri sta mezzo busto inquadrata da una telecamera, con uno sfondo di grattacieli forse cinesi, e riferisce sull’universo mondo. Che sia la Cina, l’India, il Giappone e Dio sa che cosa altro. Illustra i danni di Covid con immagini raccolte dai circuiti internazionali (o dalla Cnn), interviste di altri corrispondenti esteri, ci racconta quello che tutti sanno sulla politica cinese perché è da ore notizia su qualsiasi smartphone. Le opinioni dei cittadini raccolte per strada non sono sue. Lei le interpreta, traducendole al come viene viene. Potrebbe benissimo trasmettere da uno studio di Saxa Rubra e nessuno si accorgerebbe della differenza. Ha detto di non badare a quello che indossa perché è sempre di corsa. Ma perché è di corsa?
Sembra quasi che il suo look sia una forma di trasandatezza professionale. Può darsi che le regole Rai impongano ai loro corrispondenti esteri di non muoversi dalla mattonella dove la direzione li ha posizionati. Gli elegantissimi Cassieri, Varvello e Pagliara (lui sì è stato bravissimo un tempo da Gerusalemme) compaiono sempre esattamente nello stesso spazio fisico e con la medesima inquadratura più volte al giorno.
E’ questo che non funziona, è questo che indispone il telespettatore, che paga il canone e anche le corrispondenze da Pechino. L’acconciatura e il taglio dei capelli sono una cornice, non il contenuto.