giorgio levi

Avanti popolo, alla riscossa

(foto Andreja Reistek)

Domani è il 1° Maggio e nulla sarà come è stato negli ultimi 75 anni. La Festa dei lavoratori non avrà piazze, vie, cortei. Ci sarà qualcosa di virtuale, ma chi se ne impippa del virtuale. Abbiamo bisogno di stare ben appiccicati l’uno all’altro, di tenerci per mano, di abbracciarci, di darsi una pacca sulle spalle, un bacio ad un’amica, a un compagno, un collega. Questo è il 1° Maggio, l’Unità dei lavoratori, morale e fisica, rumorosa e visiva, incazzata e sorridente. Il virtuale è un surrogato che va bene per una riunione, non per festeggiare i lavoratori.

Potrei scrivere un sacco di melensaggini o leziosità sui tanti anni di partecipazione al 1° Maggio, tutti noi giornalisti insieme accumunati dallo storico striscione Associazione Stampa Subalpina. Con il sole, sotto l’acqua, a volte tanti, più spesso pochi, certamente orgogliosi di attraversare Torino a nome dei giornalisti piemontesi. Perciò non lo farò, perché la penna scappa e scivola senza che nemmeno uno se ne accorga.

Tuttavia, un dato certo. Questo 1° Maggio cade nel momento più buio della storia dei lavoratori dell’informazione. Le aziende editoriali sono in frenata da anni, i giornali in edicola non vendono più, l’informazione online non decolla, la pubblicità picchia verso il basso. Questa è stata la grande stagione dei tagli, per tutti. Per chi un contratto di lavoro ce l’ha e per chi si deve ingegnare ogni giorno per vendere un pezzo a 15 euro, se va molto bene.

Vedo negli occhi dei giovani giornalisti la stessa passione, il medesimo desiderio, l’identica follia che avevamo noi 40 anni fa. Questa non è una professione che si fa per ripiego. E’ una scelta. E quando un padre o una madre mi chiedono che cosa consigliare al proprio figlio, che testardo sogna solo questo mestiere, non so che cosa rispondere. Rivedo me stesso e gli anni del lavoro e della disoccupazione, la volontà di non cedere mai e la forza di vincere qualche battaglia, anche importante. Ma che potrei dire ad un padre?

Mai come domani avremmo avuto bisogno di stare vicini. Noi vecchi per dare forza a questi ragazzi. Avrei detto loro di coltivare il sogno, anche nel mare in tempesta, perché so benissimo che alla fine è soltanto questo che conta.

Avanti popolo, alla riscossa.