giorgio levi

Chi fa che cosa

Il primo ministro Conte l’altro giorno ha perso la pazienza con una giornalista che gli contestava un dato sull’epidemia a Bergamo, duranate una conferenza stampa. Conte è andato su di giri e rivolto alla giornalista le ha detto: “Se un giorno avrà responsabilità di governo, scriva lei i decreti”.

Ora, si tratta di una minuzia. Capita in tutte le conferenze stampa, anche senza il Covid,  e il premier ha dato fin qui prova di saper mantenere la calma nei rapporti con la stampa, pur con quel tono paternalistico, anche dopo ore di riunioni, giornate interamente passate al lavoro e senza mai tornare a casa, nemmeno la notte che trascorre a Palazzo Chigi. Conte è certamente molto provato, tutti lo saremmo, e i segni della stanchezza si sono visti chiaramente all’uscita televisiva dell’altro giorno. Aggiungiamoci che il suo personale addetto stampa è un ex concorrente del Grande Fratello e ci facciamo un’idea della sua faticosa quotidianità.

Tuttavia, e perché altri ministri non lo imitino in futuro, la risposta alla giornalista, o a chiunque altro, è sopra le righe. Quel se un giorno avrà responsabilità di governo equivale a lei non sa chi sono io. Lui è il capo del governo, non altri. E per questa ragione chi paga le tasse paga anche le spese del gigantesca macchina pubblica del Paese, e quindi del governo, lo stipendio del premier, dei ministri, dei sotto ministri, di buona parte del circo equestre dei virologi e dell’intero cucuzzame pubblico.

Perciò moderazione, nient’altro che questo. Anche con la stanchezza arretrata e pure con i giornalisti. Che faticano in questi giorni, che non possono stare a casa. Perché questo è il senso del lavoro, persino ad una conferenza stampa.